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domenica 12 luglio 2015

IL NAUFRAGIO DELLA MOTONAVE 'PAGANINI' 75 ANNI DOPO - Storie di Artiglieri raccolte e documentate dalla memoria e dalla carte - Presentazione del libro.



Il pubblico in Sala 
Il colpo d’occhio sulla platea del Cinema ‘Colonna’ di Firenze (g.c. per la squisita cortesia del Sig. Alessandro Baccani) era straordinario: 260 persone alla presentazione del libro ‘Il naufragio della m/Nave ‘Paganini’ 75 anni dopo - Storie di Artiglieri raccolte e documentate dalla memoria e dalle carte’. Questo volume – 621 pagine, 235 riproduzioni di foto e documenti e circa 1100 nomi nell’apposito indice- è il risultato di una ricerca storiografica indetta dalla Sezione Provinciale di Firenze dell'Associazione Nazionale Artiglieri d'Italia (A.N.Art.I.), che me ne ha affidato il coordinamento. Il lavoro  si è orientato fin dall’inizio alla ricerca e documentazione dei naufraghi di quel disastro, certamente fra i primi occorsi all’Italia proprio all’inizio della Seconda Guerra Mondiale: 28 giugno 1940. La nave era partita da Bari dove aveva imbarcato probabilmente la maggior parte del 19° Reggimento a. D.f. ’Venezia’ di stanza a Firenze, nella Caserma ‘Baldissera’;  per chi la conosce è detta ‘la zecca’, a mente dell’antica torre ove aveva sede l’officina – la zecca appunto - che coniava la famosa e pregiata moneta dell’antica Repubblica fiorentina: il Fiorino. La maggior parte degli Artiglieri di quel glorioso Reggimento, la cui Bandiera fu successivamente Decorata di M.O.V.M. nominava così, con quel nomignolo, la propria Caserma che prima di loro, all’inizio del ‘900 aveva ospitato diversi Reparti di Cavalleria.
Da questa Caserma partirono gli Artiglieri delle biografie raccolte nel libro: 103, la maggior parte delle quali raccolte nella Provincia di Firenze, venuta alla mia conoscenza con il sistema del passavoce. La mancanza di documentazione circa gli Artiglieri del 19° e degli altri soldati  imbarcati di cui non sappiamo i nomi, salvo quelli caduti e dispersi nel disastro , ha reso molto difficoltosa la ricerca.
I nostri Artiglieri partirono nei primi giorni del giugno 1940, fra il 3 ed il 24, dalla Stazione di Campo di Marte, sui cui prati della zona  - sul Campo di Marte, appunto - avevano chissà quante volte fatto esercitazione di piazzamento, di caricamento, di puntatura, con porgitori e caricatori pronti a scattare al comando del capopezzo che ne rispondeva al Comandante della Sezione.
In genere partirono di notte come Mario Geppi ci racconta: scrisse a casa una cartolina praticamente al buio, seduto sulle scalette di quella stazioncina periferica, in attesa del treno che sarebbe partito alle 1,30 (pag. 194). Il viaggio durava fino a 25 ore sul percorso Firenze, Roma, Caserta, Bari (Palazzeschi, pag, 285. I nostri arrivavano ‘.. mezzi stolti..’. Il poemetto di Ivo Grassi ci dice anche che viaggiavano appoggiati ‘ ..a groppa a groppa’ (pag. 483, 3° ottava).
Talvolta, per chi non viaggiava inquadrato in un Reparto, c’era anche il tempo di conoscere la città di Bari, il porto e, chissà, forse anche le ragazze (diario Tanzini, pag. 529). Ci fu anche chi arrivò alcuni giorni prima di quel fatidico 27: Piero Lombardi, stanco di dormire per terra in una camerata dell’Ospedale Militare di Bari, racconta di un curioso episodio che gli accadde in un albergo (pag. 220).
Ma il 27 giugno alla fine arrivò anche l’ordine di imbarco che avvenne nel pomeriggio: Carlo Tanzini ci dice che si presentò alle ore 16. Umberto Fantoni disse che li facevano salire ‘…uno a destra, l’altro a sinistra, forse per equilibrare il carico (pag.174). I soldati furono fatti scendere nelle 2 stive e sistemare nelle brande allestite in fretta e furia: la nave era adibita ad altri servizi, quali ad esempio la rotta Fiume – Valencia e ritorno. La ‘Paganini’ era infatti una nave da carico con 59 posti letto, distribuiti in varie cabine. Per alloggiare 920 soldati nelle 2 stive fu fatto un allestimento particolare che terminò il 26 giugno. Alcuni notarono una certa carenza di lance di salvataggio: Cenni e Pesci nei loro diari. Quest’ultimo, durante il suo quarto di guardia ne contò 6,
legate strettamente con molto cordame (pag. 552), su ognuna delle quali potevano – stando alle istruzioni scritte sulla loro copertura – 30 soldati: dunque se ne potevano salvare soltanto 180.
Ambedue avevano notato, adombrandosi alquanto, un certo via-vai di borghesi che salivano e scendevano, apparentemente  incontrollati dalla banchina alla nave.
Non era permesso sostare sul ponte, tantomeno dormirci, ma Edoardo Bonechi ed un compagno ci dormirono (pag. 537) per evitare l’affollamento e i miasmi delle stive,  aspirando dalla brezza notturna la salutare salsedine.
Del resto sul ponte vi era molto materiale che lo ingombrava: cordame e tavole di legno, forse da impiegare per la costruzione di baracche in Albania. La notte passò fra mal di mare e sogni, fra il timore di quella ‘….massa scura che di si muove anche di notte e non si ferma mai’ (Bruno Lauzi: Genova per noi).
Quelle tavole di legno si rivelarono salvifiche per la gran massa dei naufraghi (Piero Lombardi: lettera a Irma, pag. 225). La maggior parte di loro ha raccontato che la salvezza la dovevano alle assi/tavole/legni che galleggiavano intorno alla nave ( Toti Bruno, pag. 359)
Poi l’esplosione: a Raffaele Nafissi si fermò l’orologio alle ore 6,10; a Silvio Pesci alle ore 6,14 (pag. 486); Carlo Tanzini, nel suo diario afferma che lo scoppio avvenne alle 6,10 precise! Edoardo Bonechi scrisse che lo scoppio avvenne alle ore 6,15 esatte (pag. 539).
Da quel momento accadde di tutto e di più: il terrore si impadronì della maggior parte dei soldati che reagirono in varia maniera; chi si gettò in mare, chi scivolò in acqua, chi si fece convincere incoraggiato da un amico (Dante Andreoni pag. 252), chi da un amico fu spinto in acqua (Giulio Picchi, pag. 307). Altri, non riuscendo a vincere il terrore, dal quale furono sopraffatti, si uccisero come hanno raccontato  Ugo Sottili a pag. 342 e Carlo Tanzini a pag. 530.
Ci sarebbe da accennare a molti episodi per rendere soltanto una parziale illustrazione delle storie raccolte nel libro. La Parte Quarta, quella documentaria, è molto interessante: sono raccolti una quantità consistente di documenti, tanto originali quanto preziosi dal punto di vista storiografico:  diari e memoriali, lettere e cartoline, appunti e oggettistica, fino a quel poemetto  che sintetizza in ottava rima le giornate dal 3 al 28 giugno.
La presentazione si è svolta il 20 giugno a Firenze animata da alcune letture scelte fra i documenti pubblicati e affidate a 7 amici, fra i quali il M° Patrizio Burgassi autore del dipinto riprodotto sulla copertina del volume. Il vice-direttore e tenore solista del Coro ‘La Martinella’ del C.A.I.di Firenze ha cantato, da par suo, 4 ottave del poemetto rammentato.
Le dotte ed esaustive presentazioni sono state curate e svolte da due fra i massimi esperti e studiosi di Storia militare: il Presidente Nazionale dell’A.N.Art.I, Gen. Rocco Viglietta e il Col. a. (ter) s. SM. Antonino Zarcone, vice-Direttore Capo del Dipartimento di Sociologia Militare presso il Centro Militare di Studi Strategici, già Capo dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito.
Il Presidente Viglietta ha sottolineato il valore della ricerca e della pubblicazione in particolare dal punto di vista dello Statuto della Associazione, che invita e quasi obbliga alla ricerca dei legami fra la Storia e la vita associata degli Artiglieri ed i legami con la cultura delle tradizioni artiglieresche da esaltare e diffondere. Ambedue hanno inoltre sottolineato il valore della ricerca pubblicata che parla di Artiglieri, di uomini che hanno sopportato il naufragio con estrema dignità e dopo gli anni di guerra, alcuni sbarcati in Albania per la seconda volta.
I due Relatori, ed in particolare il Col. Zarcone,  hanno sottolineato come in questa pubblicazione si parli di Storia e delle storie di uomini, nell’ambito di una vicenda, il naufragio,  che ce li ha presentati con nome e cognome, dei quali siamo venuti a conoscere il loro ambito sociale, economico e culturale, anche e soprattutto attraverso i documenti e le foto, alcuni di eccezionale valore documentario e storico, che le loro famiglie hanno messo con generosità a disposizione.
Una bellissima giornata passata all’insegna della Storia, della Memoria, dell’Arma di Artiglieria, dell’Associazione e della Cultura.

Francoeffe