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lunedì 29 luglio 2013

Una sera al Campo di Marte



Era una calda sera di inizio settembredel 1975 : la leggera brezza mitigava appena un po' il calore accumulato dalle assi della tribuna esposta a tutto sole fin dal mattino. Era in corso lo svolgimento della 'Festa dell'Unità' al campo di Marte di Firenze. Quella sera c'era il concerto del 'Canzoniere Internazionale', un complesso che faceva un repertorio di Canti popolari  e di lotta di ogni parte del mondo.
La tribura prefabbricata era stracolma di gente venuta da molte parti ad ascoltare il gruppo guidato da Leoncarlo Settimelli e le sue canzoni.
Nella fila davanti a noi c'eramo 3 ragazzi che individuammo subito per spagnoli. Fra noi c'era Vittorio che era stato, diversi anni prima, in viaggio di nozze in Spagna : '... sono spagnoli, ci puoi scommettrere'. Alla fine forono interpellati e fra una canzone a l'altra scambiammo alcine parole : erano della città di Valencia, due erano in coppia, Davide e Maria, l'altra ragazza era una comune loro amica. Fra italiani e spagnoli non è difficile intendersi anche se non si conosce la lingua.
Il Canzoniere Internazionale terminava le sue esibizioni cantando con tutto il pubblico appositamente sollecitato, che lo cantava in piedi e con il pugno chiuso, l'Internazionale, il vecchio canto caro ai comunisti di ogni epoca : noi non facevamo eccezione! Ma fu proprio qui accadde quella cosa stranissima.
Gli spagnoli, che fino a quel momento avevano dato segni di gradire il repertorio, anche di divertirsi molto, dopo poche note di questo vecchio Canto si abbracciarono piangendo come fontane, tanto che riuscirono  a pronunciare solo poche parole della canzone.
Noi fra lo stupito ed il curioso al termine del Canto chiedemmo loro conto di quell' atteggiamento.
"Per noi , che siamo comunisti in clandestinità in Spagna, non solo non è possibile cantare, ma neppure ascoltare i Canti.che abbiamo ascoltato con voi.  Stasera abbiamo acsoltato in pubblico l'Internazionale e addirittura cantato. Una gioia infinita!". Il senso della simpatia era già scattato durante il Concerto; adesso era scoccata l'amicizia che dura tutt'ora, dopo quasi 40 anni.
Decidemmo che non era il caso di dare loro il passaggio richiesto fino all'Ostello di Camerata. Vittorio disponeva di una stanza nel giardino, dove potevano sistemarsi comodamente. Era stanza di rimessa, una rimessa, ma pulita e fresca. I sacchi a pelo li avrebbero stesi in un  luogo protetto e amico.
I giorni successivi li accompagnammo a visitare le meraviglie di Firenze : palazzi e chiese; strade storiche e paesaggi dei dintorni della città. L'ultimo giorno li accompagnai al Mercato Centrale : volevano offrirci una cena catalana per sdebitarsi. Lavorarono tutto il giorno fra le preparazioni e i fornelli : Sangria e tortillas, insalate ed altri piatti uscivano dalla cucina che Cristina aveva messo a disposizione per la serata.
L'indomani fra abbracci e lacrime promettemmo di ritrovarci  " qua o o la, ma ritroviamoci"!
 Ciò è avvenuto 8 volte nel tempo : tutte occasioni magnifiche e irripetibili. L'utima volta 3 anni fa : dopo una cena in pizzeria, alla quale parteciparono altri amici per fare loro maggior festa, un brindisi a casa mia con il 'prosecco' che a Neri arriva direttamente da un produttore della Marca trevigiana.Un paio di foto e via!
Il rapporto con questi amici fraterni mi ha permesso di presentargli una giovane e cara amica di Firenze, che sarebbe andata a studiare Architettura a Valencia con il programma Erasmus. Ha trovato supporto e amicizia fraterna traendone vantaggio per i suoi studi. Gli amici di Valencia, bene inseriti nella società cittadina, l'hanno potuta presentare a loro volta nell'ambito universitario.
Chissà quando capiterà di incontrarli ancora? Io spero presto!




Francoeffe



sabato 20 luglio 2013

LA PRANOTERAPIA, by Renzino

A un vecchio amico, Renzo, ho chiesto un contributo per descriverci una materia che lui conosce molto bene, per averla utilizzata prima e praticata poi : la Pranoterapia. Sarà interessante cercare di capirne il concetto con questo articolo che, seppur non completamente esaustivo, permette tuttavia di avvicinarci alla materia. Leggiamo cosa scrive.
Nell’anno 2000 soffrivo molto per una serie di coliche renali causate da calcoli rilevati con una ecografia. Qualcuno mi indirizzò da una certa Gianna, una pranoterapeuta che aveva lo studio a Firenze.
Dopo alcune sedute Gianna mi “sciolse” i calcoli riducendoli in polvere che in seguito avrei dovuto espellere per le vie urinarie. Con una successiva ecografia di controllo fu rilevato che i calcoli non c’erano più. Io non mi ero accorto neppure che avevo espulso la ‘renella’ e non avevo sofferto come invece mi aveva raccontato qualcuno che per espellerla aveva sofferto molto. Da quel fatto cominciò la mia curiosità per la pranoterapia, perciò mi documentai sull’argomento leggendo alcune pubblicazioni. Per la verità ho sempre pensato di avere una predisposizione a fare dei massaggi. Una mattina nello spogliatoio del posto di lavoro, ad un collega che aveva forti dolori alla spalla e al collo, mi offrii di fargli un massaggio. Al termine mi disse che le mie mani erano talmente calde che aveva temuto una scottatura ; infatti le parti sottoposte al massaggio erano arrossate come se fosse stato schiaffeggiato. Rimasi senza parole e con il dubbio che forse potevo aver combinato un guaio.
Qualche tempo dopo la mia compagna accusò un forte dolore ad una gamba : sul momento sembravano sintomi di sciatalgia. Ponendo le mani in modo speculare ( una sopra e l’altra sotto) sentii come una scarica elettrica che mi lasciò di stucco, ma il dolore scomparve.
In seguito seppi da un amico che a Siena si facevano corsi per pranoterapeuti e insieme alla mia compagna lo frequentammo per quasi un anno. Al termine ricevetti un attestato alla fine che mi permise di aprire uno studio in paese. Sono state molte le soddisfazioni, ma la più grande che porto nel cuore è stata quella di aver trattato un bambino di tre anni ( figlio di un carissimo amico) che aveva alcune intolleranze alimentari. Questo aveva un fratello maggiore che invece mangiava di tutto : tutti i giorni era la guerra.  Non so quanto di mio ci abbia messo e quanto abbia fatto madre natura, il risultato è stato che quel bambino dopo il trattamento ha mangiato di tutto, tanto che è cresciuto e  diventato un ragazzone con tanto di 46 di scarpe.
Un ricordo al limite del comico è quello di una signora che aveva un forte dolore ad una spalla. Venne allo studio accompagnata dalla figlia poco più che ventenne, che voleva controllare cosa facevo alla madre. La madre sottovoce mi disse che la figlia studiava medicina : da ciò la curiosità. A sua volta aveva dei forti dolori mestruali di cui si riguardava a parlare. Dopo avere rifiutato molte volte la mia proposta si convinse a provare le mie applicazioni.
In una sola seduta il dolore scomparve e la signorina se ne andò  con un’aria tra lo stupito e il diffidente. Non è più ritornata per accompagnare la madre.
Ma adesso vediamo cos’è la pranoterapia.
Premesso che tutti abbiamo una energia interna, chi più e chi meno, questa viene indirizzata verso la fonte di dolore o di infiammazione per alleviare e togliere questi sintomi e cause. Si opera appoggiando semplicemente le mani sulla parte interessata e su altri organi. La pranoterapia non è miracolosa : non guarisce da tumori (qualche disonesto ci specula sopra ) ma risolve molte situazioni, prime fra tutte lo stato d’ansia, il nervosismo, la depressione e un tutte le patologie che hanno come sintomo il dolore. Per esempio, quando un bambino cade, la prima cosa che fa la mamma dopo averlo rialzato è quella di mettere una mano dove ha battuto. Quella mamma non si rende conto che sta trasmettendo energia che, se ne fosse ben dotata, farebbe passare il dolore al bambino. La pranoterapia ha inoltre questo enorme vantaggio: non fa danni in nessun modo.
Durante il corso facevamo degli “allenamenti” dimostrativi, il più vistoso dei quali consisteva nel tenere tra le mani un pacchetto di sigarette per cinque minuti. Alla prima boccata di fumo il malaugurato fumatore era talmente schifato dal sapore che buttava via la sigaretta. Conservo ancora un’arancia che ho tenuto fra le mani per cinque minuti tutte le sere per quindici giorni ; si è essiccata completamente, non si è putrefatta tanto che dentro si sentono ancora ballare i semi.
Se pongo un paziente in piedi davanti a me ad occhi chiusi e gli pongo le palme delle mani all’altezza delle sue tempie, senza toccarlo minimamente, quando le sposto verso di me il paziente si inclina nella mia direzione e si ripone in maniera verticale quando riporto le mani nella posizione originale.
Quando ad un paziente supino e rilassato al massimo, gli si appoggiano le mani alle tempie e con molta concentrazione, si può riuscire a fargli muovere un dito, una mano o un piede. Questa pratica si chiama ‘telecinesi’.
Una sera all’inizio della lezione, una compagna di corso arrivò con un ascesso grosso come una noce, era stanca, dolorante e mi chiese di mettere la mano sulla sua guancia. Per poterla aiutare riuscii a farla rilassare molto tanto che la ragazza si appoggio alla mia spalla e si addormentò. Alla fine della lezione l’ascesso era completamente scomparso.
Durante il Corso fummo anche iniziati all’uso del pendolino, che non è una baggianata o una truffa. L’uso del pendolino, che deve essere un oggetto assolutamente personale, prodotto con materiale metallico o – meglio – di quarzo, ha bisogno della massima  concentrazione del pranoterapeuta, comunque da chi lo usa, che deve entrare in perfetta ‘sintonia’ col pendolo, che diviene come il prolungamento della sua mano.
Il pendolino indicherà “si” girando per un verso e “no” girando al contrario. Per fare un esempio pratico : in un clima di massima rilassatezza e concentrazione e dopo essere entrato in sintonia con il pendolino, l’operatore gli chiederà mentalmente se il bicchiere postogli davanti (che sarà pieno a metà) è completamente pieno, oppure del tutto vuoto. Il pendolino inizierà a girare per un verso. Se gli verrà posta la domanda al contrario girerà nel senso opposto.
Questo fenomeno lo spiego così : siccome  l’occhio vede il bicchiere pieno, il cervello lo registra e senza che me ne accorga fa muovere la mia mano impercettibilmente facendo girare il pendolo per un verso. Ma non è tutto : mettendo sotto un bicchiere capovolto di plastica una moneta, confondendolo con altri bicchieri, il pendolo indicherà sotto quale bicchiere è nascosta la moneta. Anche nascondendo un oggetto in un appartamento, del quale è stata disegnata una pianta anche a mano libera, il pendolo opportunamente interrogato, che risponderà con un si o un no, indicherà in quale ambiente si trova l’oggetto.
Ancora : il pendolo può indicare anche un punto del corpo dolorante o che abbia carenza energetica su cui potrebbe intervenire il pranoterapeuta, ma il trainer del corso sconsigliò questa pratica : avremmo corso il rischio di essere considerati dalla gente autentici stregoni o millantatori incalliti.
Con questo articolo spero di aver chiarito qualche dubbio e il lato oscuro di questo argomento.
Renzino –Alfa 10 -


a cura di Francoeffe