Nell’anno 2000 soffrivo molto per
una serie di coliche renali causate da calcoli rilevati con una ecografia.
Qualcuno mi indirizzò da una certa Gianna, una pranoterapeuta che aveva lo
studio a Firenze.
Dopo alcune sedute Gianna mi “sciolse”
i calcoli riducendoli in polvere che in seguito avrei dovuto espellere per le
vie urinarie. Con una successiva ecografia di controllo fu rilevato che i
calcoli non c’erano più. Io non mi ero accorto neppure che avevo espulso la
‘renella’ e non avevo sofferto come invece mi aveva raccontato qualcuno che per
espellerla aveva sofferto molto. Da quel fatto cominciò la mia curiosità per la
pranoterapia, perciò mi documentai sull’argomento leggendo alcune
pubblicazioni. Per la verità ho sempre pensato di avere una predisposizione a
fare dei massaggi. Una mattina nello spogliatoio del posto di lavoro, ad un
collega che aveva forti dolori alla spalla e al collo, mi offrii di fargli un
massaggio. Al termine mi disse che le mie mani erano talmente calde che aveva
temuto una scottatura ; infatti le parti sottoposte al massaggio erano
arrossate come se fosse stato schiaffeggiato. Rimasi senza parole e con il
dubbio che forse potevo aver combinato un guaio.
Qualche tempo dopo la mia
compagna accusò un forte dolore ad una gamba : sul momento sembravano sintomi
di sciatalgia. Ponendo le mani in modo speculare ( una sopra e l’altra sotto)
sentii come una scarica elettrica che mi lasciò di stucco, ma il dolore
scomparve.
In seguito seppi da un amico che
a Siena si facevano corsi per pranoterapeuti e insieme alla mia compagna lo frequentammo
per quasi un anno. Al termine ricevetti un attestato alla fine che mi permise
di aprire uno studio in paese. Sono state molte le soddisfazioni, ma la più
grande che porto nel cuore è stata quella di aver trattato un bambino di tre
anni ( figlio di un carissimo amico) che aveva alcune intolleranze alimentari.
Questo aveva un fratello maggiore che invece mangiava di tutto : tutti i giorni
era la guerra. Non so quanto di mio ci abbia
messo e quanto abbia fatto madre natura, il risultato è stato che quel bambino
dopo il trattamento ha mangiato di tutto, tanto che è cresciuto e diventato un ragazzone con tanto di 46 di scarpe.
Un ricordo al limite del comico è
quello di una signora che aveva un forte dolore ad una spalla. Venne allo
studio accompagnata dalla figlia poco più che ventenne, che voleva controllare cosa
facevo alla madre. La madre sottovoce mi disse che la figlia studiava medicina :
da ciò la curiosità. A sua volta aveva dei forti dolori mestruali di cui si riguardava
a parlare. Dopo avere rifiutato molte volte la mia proposta si convinse a
provare le mie applicazioni.
In una sola seduta il dolore scomparve
e la signorina se ne andò con un’aria
tra lo stupito e il diffidente. Non è più ritornata per accompagnare la madre.
Ma adesso vediamo cos’è la
pranoterapia.
Premesso che tutti abbiamo una
energia interna, chi più e chi meno, questa viene indirizzata verso la fonte di
dolore o di infiammazione per alleviare e togliere questi sintomi e cause. Si
opera appoggiando semplicemente le mani sulla parte interessata e su altri
organi. La pranoterapia non è miracolosa : non guarisce da tumori (qualche
disonesto ci specula sopra ) ma risolve molte situazioni, prime fra tutte lo
stato d’ansia, il nervosismo, la depressione e un tutte le patologie che hanno come
sintomo il dolore. Per esempio, quando un bambino cade, la prima cosa che fa la
mamma dopo averlo rialzato è quella di mettere una mano dove ha battuto. Quella
mamma non si rende conto che sta trasmettendo energia che, se ne fosse ben
dotata, farebbe passare il dolore al bambino. La pranoterapia ha inoltre questo
enorme vantaggio: non fa danni in nessun modo.
Durante il corso facevamo degli
“allenamenti” dimostrativi, il più vistoso dei quali consisteva nel tenere tra
le mani un pacchetto di sigarette per cinque minuti. Alla prima boccata di fumo
il malaugurato fumatore era talmente schifato dal sapore che buttava via la
sigaretta. Conservo ancora un’arancia che ho tenuto fra le mani per cinque
minuti tutte le sere per quindici giorni ; si è essiccata completamente, non si
è putrefatta tanto che dentro si sentono ancora ballare i semi.
Se pongo un paziente in piedi
davanti a me ad occhi chiusi e gli pongo le palme delle mani all’altezza delle sue
tempie, senza toccarlo minimamente, quando le sposto verso di me il
paziente si inclina nella mia direzione e si ripone in maniera verticale quando
riporto le mani nella posizione originale.
Quando ad un paziente supino e rilassato
al massimo, gli si appoggiano le mani alle tempie e con molta concentrazione, si
può riuscire a fargli muovere un dito, una mano o un piede. Questa pratica si
chiama ‘telecinesi’.
Una sera all’inizio della
lezione, una compagna di corso arrivò con un ascesso grosso come una noce, era
stanca, dolorante e mi chiese di mettere la mano sulla sua guancia. Per poterla
aiutare riuscii a farla rilassare molto tanto che la ragazza si appoggio alla
mia spalla e si addormentò. Alla fine della lezione l’ascesso era completamente
scomparso.
Durante il Corso fummo anche
iniziati all’uso del pendolino, che non è una baggianata o una truffa. L’uso
del pendolino, che deve essere un oggetto assolutamente personale, prodotto con
materiale metallico o – meglio – di quarzo, ha bisogno della massima concentrazione del pranoterapeuta, comunque da chi lo usa, che deve
entrare in perfetta ‘sintonia’ col pendolo, che diviene come il prolungamento
della sua mano.
Il pendolino indicherà “si”
girando per un verso e “no” girando al contrario. Per fare un esempio pratico :
in un clima di massima rilassatezza e concentrazione e dopo essere entrato in sintonia con il pendolino, l’operatore
gli chiederà mentalmente se il bicchiere postogli davanti (che sarà pieno a
metà) è completamente pieno, oppure del tutto vuoto. Il pendolino inizierà a
girare per un verso. Se gli verrà posta la domanda al contrario girerà nel
senso opposto.
Questo fenomeno lo spiego così :
siccome l’occhio vede il bicchiere
pieno, il cervello lo registra e senza che me ne accorga fa muovere la mia mano
impercettibilmente facendo girare il pendolo per un verso. Ma non è tutto : mettendo
sotto un bicchiere capovolto di plastica una moneta, confondendolo con altri
bicchieri, il pendolo indicherà sotto quale bicchiere è nascosta la moneta. Anche
nascondendo un oggetto in un appartamento, del quale è stata disegnata una
pianta anche a mano libera, il pendolo opportunamente interrogato, che risponderà con un si o un no, indicherà in quale ambiente si trova l’oggetto.
Ancora : il pendolo può indicare
anche un punto del corpo dolorante o che abbia carenza energetica su cui
potrebbe intervenire il pranoterapeuta, ma il trainer del corso sconsigliò questa pratica : avremmo corso il
rischio di essere considerati dalla gente autentici stregoni o millantatori
incalliti.
Con questo articolo spero di aver
chiarito qualche dubbio e il lato oscuro di questo argomento.
Renzino –Alfa 10 -a cura di Francoeffe
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