In tutte le città, all’alba, c’è di solito e da sempre un gran via vai : gente che entra e gente che esce dalla città. Escono
viaggiatori e commercianti. Altrettanti ne entrano : i primi di passaggio, gli
altri cercando di vendere le loro mercanzie. Specialmente nei giorni di
mercato.
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C'è chi giura che sia la testa di Berta |
Fra quelli che vi entravano di buon’ora, e ciò ogni
giorno dalle campagne intorno alle città – nel nostro caso intorno a Firenze -,
erano assai numerosi gli ortolani : quelli dei piani intorno a Ponte a Greve e Peretola, con cavoli,
insalate e biete; quelli intorno Ripoli e Rosano con splendida frutta; dalle
colline con prodotti freschi di ogni tipo.
Naturalmente si entrava e si usciva solo quando le
porte della città erano aperte : ogni periodo aveva i suoi tempi di apertura e
chiusura. Ma benché tutti gli interessati sapessero bene gli orari, non era
male segnalarli, specialmente quello della chiusura. Chi doveva uscire dalla
città o rientrare dalle campagne non gradiva trovare le porte chiuse. Ci pensò
Berta, erbivendola – forse perché talvolta rimasta chiusa in città - : regalò alla chiesa di S. Maria Maggiore,
sulla direttrice che portava fuor di Firenze, verso Peretola, Prato e Pistoia,
una campana da suonarsi in prossimità della chiusura delle porte per avvertire
che era arrivata l’ora di affrettarsi ad
uscire dalla città.
La chiesa si dice fosse costruita sulle muraglie dell’acquedotto che,
da Monte Morello riforniva d’acqua le
Terme romane che erano nei pressi del ponte Vecchio. La chiesa sorge nei
dintorni di una porta in direzione nord-ovest, che con l’ampliamento della
cerchia aveva preso il posto della vecchia porta Aquilonare dell’antica cerchia
romana, poi porta al Vescovo. In questa
antichissima chiesa vi è la tomba di Brunetto Latini, maestro di Dante che gli dedicò questi versi :
”Che in la
mente m’è fitta, e or m’accora,
la cara e buona
imagine paterna,
di voi,
quando nel mondo, ad ora ad ora,
m’insegnavate
come l’om s’etterna”.
A ricordo della
donazione di Berta fu posta, in una nicchia del campanile scapitozzato a causa
della sua instabilità, la testa di una statua romana.
E’ sempre li nella nicchia, che aspetta conferma della
leggenda.
Francoeffe
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