Accadde
poco dopo il rientro dall’Ospedale dove ero stato sottoposto ad un piccolo intervento
chirurgico, leggero ma fastidioso.
Poco
tempo dopo quell’anestesia totale cominciai a sognare spesso e di tutto :
vicende non completamente immaginarie dove i miei cugini, ai quali sono molto legato, erano spesso fra gli attori
principali, come in quella festa della rificolona in via Datini, a cui partecipai con Neri e
altri 3 suoi amichetti e in altre storie curiose e complicate.
Quando
mi resi conto che i sogni continuavano cominciai a scriverli in un grande
quaderno, giusto per non dimenticarli tanto erano a volte, strampalati e a
volte impossibili : i sogni si sa, sono unici.
Questo
che mi appresto a scrivere è certamente fra i più curiosi.
“Ero
ad una battuta di caccia con un vecchio amico con il quale avevo avuto, un po’
di tempo indietro, un forte dissidio, uno di quelli che dopo giureresti che non
avresti mai più riallacciato gli antichi rapporti. In tante occasioni avevamo
collaborato a molte attività sociali : praticamente eravamo fra le colonne
portanti di certi momenti organizzativi. Un bel giorno però qualcosa si ruppe e…
Dunque
il sogno!
Eravamo
a quella battuta di caccia : era caccia grossa. In quel momento attraversavamo
un bosco dove c’era stato un grosso incendio. Ci eravamo distanziati dal resto
del gruppo e nella zona in cui ci trovavamo fumavano ancora i tronchi delle
piante che sporgevano dal terreno di un buon metro. Il terreno era
completamente coperto di cenere : ci muovevamo su un tappeto grigio e spesso.
Ad
un tratto, davanti a noi, apparve un leone che si avvicinava alla nostra volta.
Fortunatamente a circa 20 metri c’era una capanna alta sul suolo sorretta da
palafitte, con una scaletta che con una breve rampa portava alla porta
d’ingresso. La capanna pareva solida e comunque era l’unico rifugio possibile
in quello che prima era stato un folto bosco.
Ci mettemmo a correre nella sua direzione. La posizione più favorevole
del mio amico rispetto alla capanna, gli permise di imboccare la scaletta
d’accesso per primo. Il tempo di entrare e di chiudersi la porta fu tutt’uno :
mi chiuse fuori! Il leone, che aveva visto la nostra mossa, si volse verso la
capanna ed era già alla base della scaletta quando la porta si riaprì a seguito
dei miei strepiti e imprecazioni.
Non
appena dentro caddi sul pavimento stremato dallo shock e dalla paura, giusto
dietro la porta che il leone intanto stava tentando di aprire, raspandone
violentemente la base, facendo un suono simile a “ pfruum, pfruum”. Mentre tentavo di mantenere la porta chiusa mi
accorgevo con terrore che la base cedeva sotto i colpi e il raspìo : il leone ce
la metteva tutta per entrare.
Non
restava che svegliarmi. Da sempre ho fatto così : quando i sogni prendevano un
piega che non mi piaceva oppure di pericolo, decidevo di svegliarmi. Il bello è
che, a volte, mi riaddormentavo riprendendo il sogno dove l’avevo lasciato. Va
da se che se c’era ancora la stessa difficoltà mi svegliavo di nuovo e così
via, finchè non mi fossi trovato in una
fase soddisfacente del sogno.
Anche
quella volta decisi di svegliarmi : il suono del raspio e l’imminente pericolo
lo richiedevano! Solo che quel… rumore continuava anche adesso che ero sveglio.
Per
forza : era il suono del ronfìo di Grazia che mi dormiva a fianco!”
Francoeffe
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