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Un cespuglio di pino mugo |
L'avevo visto diverse volte quuell'alberghi vicino a quella pozza che chioamavano 'lago'. Era il Lac d'la Creda, mi pare si chiamasse così. Il ricordo, senza ricorrere alle mappe si é un po' sfocato.
Era, anzi é ancora, sulla strada per Pederù, quasi alla metà, nel verde. Da li parte il sentiero con cui alla fine si arriva al Rifugio Fodara e dopo a Pederù, passando per quelli del Sennes e Fodara..
Più che percorrere quel sentiero pareva di risalire un torrente in secca. Ma era proprio quello il fascino: quel sentiero che risaliva un torrente. Di tanto in tanto si degnava di farsi vedere o ascoltare tramite il consistente rumore di fondo causato dall'acqua rotolante fra i sassi e saltellante fra i grossi massi. Forse era la voglia di farsi sentire oltre che vedere. Il torrente faceva come al gioco del 'cucù'. O come la madonna di Fatima: apparire e scomparire. Fu in quel letto sassosissimo che la vidi: una Stella Alpina che cercava la luce in cima al suo stelo che sembrava un collo allungato in cerca d'aria.
Mi venne in mente Modigliani ed i suoi lavoro su tela. La fotografa che scattai é andata dispersa, peccato!
Poi, improvvisamente, il torrente scomparve nel profondo della terra e non si fece più vedere e sentire.
Quando il sentiero iniziò a perdere parte della sua pendenza ci fu il momento di voltarsi indietro e non vedere niente. Nel senso che la particolare curvatura non consentiva altro orizzonte se non dai lati: alti costoni di roccia che ci indirizzavano verso il 'barco', a q. 2550 slm.
Dei baranci ce ne rendemmo conto solo quando gli fummo nel mezzo: magnifici, perfettamente rivolti verso il cielo a tanti, tanti da formare un labirinto. Sarebbe stato bello poter vedere l'effetto dall'alto!. Piazzole di pino mugo profumatissimo (1), si susseguivano le une alle altre, ognuna di altezza e consistenza diverse.
Poi il sentiero ci avviò verso una morena impressionante. Il sentiero serpeggiante pareva non avesse più fine. Servì molta attenzione, non era ammessa nessuna distrazione che poteva rivelarsi fatale. In hotel avevamo sentito storie di grandi escoriazioni causate da scivoloni sulle morene.
Al termine di questo sentiero che non aveva dato nessun momento di respiro, il barco: un passaggio così stretto che passammo uno alla volta scavalcando il diaframma ad altezza del cavallo dei calzoni. Poi, ...
La vista del grande pascolo che pareva non avesse fine. Ancora una conca fra alte muraglie di roccia. Nel prato i cardi in fiore invitavano a coglierli, ma ..... nessuno ci provò, anche perchè dopo sarebbe stato necessario portarli a casa, come? Dove?...
Sia io che Vittorio, Gino, Sandro e Cristina ci accorgemmo di avere una fame da lupi, il panino potrtato da ll'hotel era stao divorato fra i baranci. Contavamo sul Rifugio Sennes, che però ancora non era in vista e le ore di marcia erano già ben 5. Ma la mappa e le segnalazioni ci dicevano che eravamo sulla strada giusta, dunque si trattava solo di strada. Finchè non apparve il Rifugio. Una sciacquata alle mani e via, intorno alla tavola su cui fu presto aggiunto un profumato minestrone, del vino e acqua a cui seguì una tegliata di uova affrittellate mescolate a speck! Un trionfo di cucina e appetiti.
La gita terminò dopo ancora 2 ore. Passammo per un caffé al Fodara per poi scendere a Pederù dove ci aspettava l'auto di uno di noi. Rientrando recuperammo l'altra lasciata al mattino a Lac d'la Creda
(1) Pinus mugo (class. Turra, 1764) della famiglia pinaceae. Dai sui rametti verdi non ancora lignificati viene estratto l'olio essenziale di mugolio (on line).
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