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lunedì 25 febbraio 2013

Al Maestro Alviero Tatini


Straziante nostalgia
della memoria, dei ricordi caldi
                                        e appassionati,
di un mondo di toccanti colori della mente
prima ancora della tavolozza,
stesi e diffusi
con pacatezza
e affettuosa armonia.
Visione sensibile e ottimista
del vivere
come costante, positivo
coinvolgimento. 


Passò dal Caffè un pomeriggio e lo colpì il colore delle porte : un bel verde-celeste, non molto usuale per l'ingresso di un locale che dopo cena 'tirava tardi'. Non ci conoscevamo.
Incuriosito entrò dentro guardandosi intorno : alle pareti c'erano appesi i quadri di una mostra in corso di un pittore. Non ricordo chi fosse l'Artista, ricordo che però Alviero lo conosceva.
Dopo che si fu presentato anche com se non sottolinearee pittore, gli proposi di pensare ad una sua mostra su quelle pareti. Il locale gli piacque molto ed i nomi che già avevano esposto lo convinsero che si poteva fare : Maranghi, Calvetti, Falconi, .... La mettemmo in data per una settimana dei prossimi due mesi a venire.
Lo invitai alla inaugurazione di quella in programma per il venerdi' successivo, quale mio ospite. Arrivò con un foglio arrotolato sotto braccio : alla fine della serata me lo porse con il suo fare da uomo semplice qual'era, come lo sono gli Artisti di razza : ' ... mi sono permesso per ricambiare....'. Il feeling era già avviato fra noi. Non fu certamente quel gesto a farlo scaturire, ma di sicuro lo rinforzò.
Nella pagina di uno dei Cataloghi che nei giorni della sua mostra, mise a disposizione dei visitatori, scrisse: 'L'ospitalità del .....è grande, quindi grazie al Caffè Pascò, credo che l'esposizione sarà ottima, come credo i risultati'.
L'invito di visitarlo allo studio non ha avuto seguito. Quando l'ho ricercato, alcuni anni dopo, era già venuto a mancare. L'affetto e il piacere della sua conoscenza e stima, ricambiati, mi hanno fatto muovere per organizzargli, con l'aiuto di un altro dei suoi amici - depositario di parte dei suoi lavori - una mostra nella sede del Consiglio Regionale : "Fiori di Primavera", dal 27 maggio al 4 giugno 2008.
' ... lo spazio scenico .... ha una solennità raccolta, mentre la dolce stilizzazione dei suoi paesaggi .... è la silenziosa narrazione per immagini di una malinconica spiritualità, ....'.
Parole, quasi versi,  che Paolo Levi ha scritto per una Monografia edita dalla Galleria Pananti, nel 1999.
Mi pare non ci sia altro da aggiungere, se non sottolineare l'armonia tutta toscana del segno : la dolce silouette delle colline toscane, che per fondale hanno il profilo degli Appennini..

Toscaneggiando - olio su tela 120 x 100
a cura di Francoeffe

L' EVOLUZIONE D' OTTOBRE.

L'ingaggio della 'piccola' vedetta.
- Ottobrata 1976 -

Ho conosciuto Franco nell’ ambito di quello che oggi si chiamerebbe “terzo settore”, un Circolo ARCI di campagna, un po’ Casa del Popolo un po’ Società Sportiva, praticamente l’unico centro di ritrovo, a parte le parrocchie. Sì, perché Osteria Nuova – questo è il paese – di chiese ne ha due, fin dal Dugento, quando ancora il paese praticamente non esisteva.
Era il 1976, ero un ragazzotto da poco eletto consigliere, timido e introverso, ma curioso e voglioso di apprendere. Lui invece sedeva già sulla sedia – alquanto sgangherata, peraltro – del presidente. Si era nel pieno di quegli anni oggi ricordati come “di piombo”. Forse era vero nelle grandi città, ma dalle nostre parti c’era molta energia positiva, molta partecipazione, ci si divertiva con poco, la creatività era all’ordine del giorno. Fantasia al potere, si diceva, e un po’ era vero.
Ricordo che un giorno d’estate, ma non ricordo se fuori al fresco o su nel bollore della segreteria, forse ispirati da Giochi senza frontiere, venne fuori l’idea: « perché non si sfidano quelli della Fonte e del Bagno, gli si fa un mazzo così». Erano i Circoli più vicini, con la Fonte (un tempo “del pidocchio”) c’era sempre stata un po’ di ruggine, Bagno a Ripoli invece era il capoluogo, noblesse oblige.
La sera dopo eravamo già al lavoro. In quattro e quattr’otto, una volta che gli avversari ebbero raccolto il guanto di sfida, si cominciarono a definire le gare, dieci in tutto: tre classici giochi da bar: briscola, ventuno e calciobalilla; due gare sportive: ciclismo (a cronometro) e podismo; tre giochi popolari: corsa nei sacchi, tiro alla fune, tiro a segno; infine scacchi e rock’n’roll acrobatico. Niente calcio, sarebbe stato troppo problematico trovare i campi.
La sfida venne messa in calendario a ottobre, per cui venne chiamata “Ottobrata”. A parte le varie gare, ogni sera di quel mese prevedeva un appuntamento: serate di ballo, musica, teatro, incontri culturali. Indimenticabile la serata di teatro autoprodotto, con la messa in scena della novella ‘La piccola vedetta lombarda’ dal libro Cuore di De Amicis!
Un tentativo ben riuscito di divertire e divertirsi con pochi mezzi e tante idee. Per il piccolo Circolo di Osteria Nuova fu una vera rinascita, ma la ventata di novità si avvertì a livello più ampio. Pochi mesi dopo nacque il coordinamento sportivo dei Circoli ripolesi, mentre a Bagno a Ripoli si inventò (un) ‘Il palio delle Contrade’, che nei primi anni riprendeva molto dello spirito di quella splendida “Ottobrata”.
Come dite, chi vinse la sfida? Beh... lasciamo perdere, il mazzo lo fecero a noi, arrivammo ultimi, vincemmo solo a scacchi. Ma nessuno si sentì sconfitto.

Michele Turchi

foto da : M. Benelli, P. Camiciottoli, A. Cini, F. Fantechi, M. Turchi  "Appunti sulla Casa del Popolo di Osteria Nuova", Lito Isolotto - Firenze, 1983

UNA COLLABORAZIONE IMPORTANTE

La copertina del 3° libro di Michele
Inizia da oggi una importante collaborazione per lo sviluppo del blog, nel senso dell'accrescimento del  suo interesse. Il blog dunque , anche se solo saltuariamente, si avvarrà di questo interessante apporto. Il primo contributo è giusto il post successivo : 'L'evoluzione d'ottobre'
L'amico di 'lungo corso' Michele Turchi, ricercatore, divulgatore e autore di molte pubblicazioni e articoli, in particolare di storia locale, mi farà l'onore di scrivere per questo blog.
Fra i suoi lavori più importanti : la triologia 'Storie di un paese. Indagine sul territorio di Osteria Nuova', il nostro paese che rammenterà nel suo primo contributo; 'Radio Firenze Sud', storia di un'emittente locale di cui è stato fra i principali animatori; 'Segni del Sacro Segni del Profano', a quattro mani con Berlinghiero Buon e molte altre pubblicazioni-
Ha collaborato a lungo con articoli di varia natura con l'Annuario edito a cura del Circolo Ricreativo e Culturale (CRC) di Antella. Attualmente, mentre sta preparando il 4° libro su Osteria Nuova, collabora con la Rivista fiesolana 'Corrispondenza'. Recentemente è stato il curatore di 'Scritti ripolesi', una pubblicazione che ha visto la partecipazione di 10 autori di Bagno a Ripoli.
Il Catalogo completo dei suoi lavori è pubblicato fra le note della sua pagina FB 'Storie di un paese'.

Francoeffe

sabato 23 febbraio 2013

L'ISOLA DELLE LEPRI. Romanzo

"Antonello, mio babbo, era nato galeotto, come diceva sempre quando parlava del suo luogo di nascita. In carcere, senza aver commesso alcun reato. Era infatti nato all' Asinara..."
Così la voce femminile di questo romanzo d'esordio inizia il racconto, di una limpidezza sorprendente, di vicissitudini famigliari che hanno tratti antichi. In una Sardegna selvatica e piena di luce, si consuma l'iniziazione alla vita del padre, figlio di una guardia penitenziaria, attraverso i giochi proibiti con un detenuto pastore che ha in se qualcosa di tremendo e di epico. E si succedono, in una trascinante, a volte fosca, a volte persino spassosa  catena di storie, avventure e sventure di sognatori e di disgraziati innocenti, passioni amorosi e vendette insensate, mescolate al rumore incessante del mare, al sapore della polvere, e a momenti di libertà 'panica' in quella terra dove il sole brucia.
La scrittura accompagna le vicende come una narrazione orale riversata in prosa : una lingua di oggi e, verrebbe da dire, di sempre, sostenuta da un occhio che guarda, trasparente, sia i minuti, duri fatti quotidiani, sia le immagini di una storia maggiore che corre dal Fascismo alla guerra fino agli ultimi decenni del secolo. 

Anna Maria Falchi è nata a Firenze nel 1967 e ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza in Sardegna, in un piccolo paese del Campidano. Ha lasciato l'isola nel 1988 per trasferirsi a Firenze, dove vive e lavora. L'isola delle lepri è il suo primo romanzo edito da Guanda..

Francoeffe

venerdì 22 febbraio 2013

L'ISOLA DELLE LEPRI. Presentazione del libro.

Immagine ripresa dal biglietto che invitava alla presentazione.
Questi gli elementi, anzi gli ingredienti, del successo inaspettato di un'Opera prima :
a) una vita vissuta per metà in Sardegna;
b) un tempo che va da Settembre all'Aprile successivo:
c) una storia da raccontare : autobiografica? di pura fantasia con l'ambientazione giusta e reale?;
d) una penna che scorre con la stessa facilità dell'acqua nel ruscello;
e) un ottimo insegnante di lettere;
f) il sereno clima familiare;
g) una lettera di compiacimento scritta ad un Autore per la sua opera;
h) la risposta arrivata in breve tempo;
i) una folta corrispondenza durata molti mesi;
l) il coraggio preso a quattro mani per proporre il testo, giacente da anni nel 'cassetto';
m) la sensibilità dell'interlocutore a sua volta scrittore, già affermato;
n) lo shock positivo provocato dalla lettura del manoscritto;
o) la necessità di un incontro per conoscersi e valutare insieme il da farsi;
p) i pareri chiesti ad altri esperti per una sommaria ma importante valutazione;
q)  la presentazione ad un Editore nazionale per la sua valutazione;
r) l'interesse riscontrato dall'Editore ed i primi accordi;
s) l'emozione provata durante la rilettura del testo in fase di correzione delle bozze;
t) il momento emozionante della 'prima copia' in mano;
u) le prime interviste in preparazione della presentazione del romanzo al 'Cestello';
v) l'omaggio con la magnifica canzone in lingua sarda cantata da Ginevra Di Marco;
z) la magia del palcoscenico e la lettura di alcune pagine - le prime - svolta da straordinari attori;
x) le motivazioni dall'Editore che l' hanno convinto a pubblicare il romanzo;
y) il linguaggio originale con parole che hanno sapore di antico, ma non di vecchio;
k) la sala zeppa di amici venuti a festeggiare l'autrice del romanzo 'L'isola delle lepri';
w) chissà che non sentiremo parlare di questo romanzo nelle prossime edizioni dei Premi letterari.
Ecco, con questo alfabeto di ingredienti si è svolta la serata di giovedì 21 Febbraio 2013 al 'Teatro Cestello' in Firenze, che ha decretato Anna Maria Falchi scrittrice di talento.

Francoeffe

domenica 17 febbraio 2013

L'AUTO NUOVA.

Non ci fu niente da fare. Non mi accontentai di quanto l’Assicurazione avversa mi aveva comunicato : secondo loro il danno non era risarcibile perchè superiore al valore dell’auto. Dunque non ne valeva la pena : per loro! Era, dicevano, una delle leggi dell’economia. Interpellai anche la mia Compagnia ma il risultato fu lo stesso. Da qui il convincimento che le norme che regolano le attività delle Compagnie di Assicurazione sono norme truffaldine : con questo avevo scoperto l’acqua calda!!
Ma nonostante tutto, non ci fu niente da fare.
Il fatto era che quella danneggiata era la MIA macchina : una ‘Dauphine’ color crema, ampia e comoda. Un po’ leggera sul davanti, è vero, ma avevo rimediato ponendo due sacchetti di sabbia, uno per parte, sul parafango interno al cofano : con questo trucco mi pareva di aver acquistato una certa stabilità. Il guaio era andato così : per uscire dal Largo Spontini, a Casellina, dove  lavoravo ed entrare in via Pisana per tornare a casa, dovevo percorrere una stradina stretta e a doppio senso. Ci si doveva regolare con il buon senso, suonare spesso specialmente sotto le curve. 
Quel giorno, da  dietro una curva che non avevo ancora imboccato, mi piombò addosso una grossa auto che praticamente distrusse la mia. Si stabilì che la ragione era la mia ma per effetto delle regole economiche di mercato la vettura fu mandata alla rottamazione, senza che la compagnia avversa tirasse fuori un bottone.
La soluzione, dal punto di vista economico era corretto, ma solo dal punto di vista delle Compagnie assicuratrici. Io restavo senza auto e nessuno pareva tener di conto di questo punto di vista forse non economico, ma pratico.
Una settimana dopo avevo già fatto il contratto per una 600 nuovo tipo, con le portiere contro vento e il deflettore anteriore.
La sera al Circolo tutti gli amici vollero un giro di bevute, secondo una vecchia e bella usanza.
Il mio amico Fiorenzo disse che per aggiunta sarebbe stato bello andare a fare una bevuta (che avrebbe offerto) ai ‘Cavalli’ - che in realtà si chiamava e si chiama “ Nuovo Ranch” - un locale vicino a casa che ‘tirava’ fino a tardi, . A me quel locale non era mai piaciuto, anche per il fatto che il proprietario di allora girava con un gran cappello da texano in testa e una scimmietta sulla spalla. Era un tipo curioso e folkloristico, ma  a me non andava a genio!
“Piuttosto che ai ‘Cavalli’ preferisco andare a fare un giro a, che ne so, a Figline!!”, fu la mia risposta. 
Due minuti dopo, preso sulla parola, ero già in marcia verso Figline Valdarno, con quei tre amici con cui ero mi impegnato per quella gita.
La gita andò benissimo e la bevuta anche. Al rientro proposi di non passare di nuovo da San Donato, ma da Rignano per poi allungare per Pontassieve, Candeli e Bagno a Ripoli, tanto per fare il giro inaugurale un po’ più lungo. Benissimo, allora via per Rignano.
Fra lazzi e frizzi al Burchio girammo per Rignano percorrendo quella stradina buia e solitaria.
Vicino a Rignano e all’ultimo momento, vidi i colori riflettenti (ma non troppo) di una transenna in mezzo alla strada.  Era  illuminata dai fari della 600 - che allora non erano certo dei riflettori - e non aveva il proprio segnale luminoso. La brusca frenata ci fermò a pochi metri dalla transenna : al di la c’era una buca in cui la 600 ci sarebbe entrata pari pari.
Bianchi in viso e con le gambe tremanti uscimmo a constatare in quale guaio ci saremmo cacciati.
Non rimase che fare dietro-front e rientrare via San Donato.
Il Circolo nel frattempo aveva chiuso : neppure uno ‘Stravecchio’ per farci passare la paura!!

Francoeffe

venerdì 15 febbraio 2013

Gian Piero Gori fotografo, n° 3

BREVE STORIA DI UNA GABBIANELLA.

Quella mattina l'acqua era così tumultuosa e per questo anche sporca, che non si poteva neppure pensare a 'pescare' un pesciolino. 
Neppure sul Lung' Arno c'erano persone a passeggio : dunque non c'era da sperare in un boccone gettato in acqua per me, per noi affamate come sempre e forse più : l'acqua era così da giorni.

L' escursione nell'albereta non aveva dato i frutti sperati. La concorrenza era numerosa e spietata : bisognava inventare qualcosa per alleviare la fame che stringeva lo stomaco. Piccolo si, ma vuoto.
O quasi!

Poi arrivò un tizio con una macchina fotografica in una mano ed un tozzo di pane nell'altra. L'occhio reso vigile dalla fame lo individua subito : meglio stare a vedere cosa farà quel tipo.
Ma che fa? Lo lancia? A me?

Preso! Grazie.
Magari tornasse anche domani!










Francoeffe

Al Maestro Lelia Secci


Delicatissime presenze
di un sensibile mondo interiore
dove la natura
si decolora nel sogno
e si trascolora in segni dell' inconscio
proprio di Lelia
e di tutti noi.
Sensibilità serena e dolce 
che ci trasmette purezza.

Non appena si sparse voce di questo nuovo spazio espositivo - una location dal design raffinato che richiamava lo stile 'post-liberty' - dove si ospitavano con sempre maggiore regolarità mostre d' Arte - pittura e scultura-, si creò un certo interesse fra gli Artisti. Fra le opzioni, oltre che ad usufruire di un format originale per gli inviti (vedi apposita collana pubblicata nel blog) e l' impegno a offrire un brindisi agli invitati all'inaugurazione, c'era la possibilità di una ripresa TV da parte di un'emittente locale, condotta da un esperto giornalista, specializzato, ben conosciuto ed inoltrato, oltre che nello sport, anche nell'ambito artistico.
Lelia presentò una collezione di lavori che declamavano con grande orgoglio la sua fiorentinità : una serie di omaggi a Firenze, rappresentando, in primo o in secondo piano, scorci e squarci dei principali e più significativi monumenti di Firenze ingentilendoli con figure o fiori : in genere Iris. Fiorentini, appunto.

 
  
 Omaggio con Giaggioli - olio 80 x 100

a cura di Francoeffe


martedì 12 febbraio 2013

I 2 GUARDIANI


Veduta di Firenze dal Poggio dell'Incontro
A me fa quest’effetto : ogni volta che rientro da una gita anche se breve, o da una visita a Vaglia (ancora meglio : in questo caso ho incontrato Mirko), non  una volta che non cerchi all’orizzonte le silouette dei colli di Montepilli e dell’Incontro.  Da Vaglia, scendendo la via bolognese, oppure dai ponti sull’Arno  (rientrando in direzione di casa) a sinistra; dalla via Chiantigiana, rientrando da una gita in quelle magnifiche terre, sulla destra.
Il bello è che lo dico e li mostro anche a chi è con me in auto. Se sono parenti o amici riconoscono (anche se non sempre) quel che indico. Qualcuno struffia per le tante volte ascoltate.
Una cartolina del 1915 :  la Chiesa del Convento con la
Cupola  andata distrutta durante la 2a Guerra Mondiale. 
Ad altri devo spiegare che abito sulle pendici di Montepilli, : si, è proprio quella collina con la cima coronata da cipressi e racconto che un tempo, secondo un poemetto di Michelangelo Buonarroti il Giovane, il colle era un pastore, Mompillo, ma che dopo aver scacciato l’amante, la ninfa Antilla che muore di dolore, viene trasformato in questo cumulo di rocce (1).
Che tuttavia quella coroncina di cipressi mi tranquillizza confermandomi che sono sulla strada di casa, nella direzione giusta. L’altra cima è  quella con la vetta più arrotondata : a guardar bene si intravedono le antenne. E’ un gran peccato che da tutte le direzione e distanze non si possa vedere la cupola del Convento Francescano. A me soddisfa molto riconoscere da ogni punto quelle 2 colline : sono quelle rassicuranti di casa.
Sono quelle su cui nasce l’olio più buono del mondo, che alla spremitura misura una bassissima acidità : nasce extravergine da subito e da sempre.
Mi piace pensare che un tempo questa zona era protetta da questi due colli ‘guardinghi’, uno dei quali Montepilli e che in cima ci sia stato un castello che insieme a quello di fronte, sul colle di Montisoni, presidiasse la vallata difendendo la città la in fondo dai Ghibellini di  Arezzo.
Spero di non essere il solo a fare questi ragionamenti : mi piace pensare, invece, che a molti interessi non tanto riconoscere, ma riconoscersi in alcuni segni che c’erano prima di noi, che ci seguono nella vita e che ci sopravvivranno. Segni che dimostrano che se anche siamo di passaggio, siamo tuttavia ancorati ad una terra, ad una identità in cui ci riconosciamo.
Ed anche che ci sopravvivrà quella identità,  tanto più e meglio se l’avremo mostrata perchè anche altri la e vi si riconoscano, la mantengano e proteggano.

Francoeffe

(1) M. Casprini - S. Guerrini : ‘Alle sorgenti dell’Isone’, Edizioni C.R.C. Antella, 1996
.

domenica 10 febbraio 2013

UNA STORIA NEL CUORE : la m/Nave 'Paganini'

La m/Nave Paganini in fiamme al largo di Durazzo
(dalla copertina del libro di Daniele Finzi)
Mi sono permesso di utilizzare quasi per intero il  titolo che un ricercatore, il Prof. Daniele Finzi, già insegnante - dunque non un ricercatore professionista -, ha dato al suo lavoro pubblicato da Nuova Toscana Editrice, XX °della Collana' Quaderni di Microstoria' : 'Una storia nel cuore - l'affondamento della motonave Paganini ( 28 Giugno 1940).
Quella ricerca prese l'avvio al termine di un fortuito colloquio con una vecchia sua conoscenza ed ex collega,  una signora di Anghiari, alla quale aveva chiesto notizie su un autista, già al servizio del comandante di un campo di concentramento, argomento a cui il Prof. Finzi stava lavorando. Nel corso della conversazione, la signora ebbe a dire che suo padre, Emilio, era morto sulla Paganini. La Paganini? Di che cosa si trattava? La signora ebbe a spiegare che la Paganini era una m/Nave carica di truppe dirette in Albania, affondata in circostanze non del tutto chiarite a poche miglia dal porto di Durazzo il 28 Giugno 1940. Inoltre a  lei risultava che a bordo c'erano anche quattro cittadini di Anghiari.
L'avvio della ricerca si mostrò da subito in salita, dal momento che in Anghiari non se ne era mai parlato e la notizia era rimasta così, come sotto traccia.
Nel suo libro l'Autore da conto della strategia e del metodo di ricerca impiegato; della difficoltà di reperire notizie che non erano state registrate, o registrate male nel migliore dei casi; delle difficoltà che ancor oggi si trovano nel districarsi fra le maglie della burocrazia; dal panegirico che le richieste fanno prima di trovare - quando si trovano - risposte; delle domande a cui nessuno, anche di alto rango ministeriale e funzione, ha mai risposto; delle norme su alcune consultazioni che anzichè favorire osteggiano la ricerca; da archivi chiamati così solo sulla carta : chiusi, senza possibilità di accesso; Stati Maggiore che non hanno fornito le  notizie che pure dovevano conoscere; Ministero dei Trasporti, della Marina, della Guerra ai quali è stato necessario dare, non ricevere, le notizie che si andavano cercando. Lo stillicidio di notizie fu lungo e contraddittorio, fra le notizie di stampa e le comunicazioni delle autorità.
In questo contesto il libro si sulla vicenda sfortunata e maledetta dei quattro anghiaresi, di cui si narra la sfortunata circostanza di un ritardo che non doveva; di una 'scappata' a casa mentre in attesa della partenza :  ritardo che sarà loro fatale.
Il lavoro del Prof. Finzi da conto della truppa imbarcata : un Rgt. di Artiglieria, il 19° Venezia, oltre a bersaglieri, alcuni fanti,  cartografi e stampatori dell'Istituto Geografico Militare di Firenze al seguito delle truppe. Il Reggimento era di stanza a Firenze per cui la maggior parte dei soldati erano toscani, di Firenze nella maggioranza dei casi ma anche dei Comuni contermini : Greve in Chianti, Campi Bisenzio ecc...; dell'aretino : Anghiari, Pieve S. Stefano, Sansepolcro e di altre città e zone della Toscana : Santa Fiora, Colle di Val d'Elsa ecc...
Come al tempo dei fatti, tuttora le circostanze non sono del tutto chiarite. Il regime disse che si era trattato di siluramento, ma negli Archivi della Royal Navy, pur in presenza di sommergibili britannici in zona, non è stato registrato nessun atto di guerra in quel 28 giugno 1940. Semmai non in quel tratto di mare; tanto meno si trattò di un bombardamento dal cielo : almeno un superstite l'avrebbe raccontato. Si è pensato anche ad un atto di sabotaggio, ma non ci sono prove ne circostanze a sostenere questa tesi.
Infine : quanti caduti ci sarebbero stati nell'esplosione della Paganini? Si, perchè tutti sono d'accordo che si trattò di esplosione, seguita dall'incendio della nafta che straziò molti fra vittime e superstiti.
Il libro parla di 950 uomini imbarcati fra militari italiani, equipaggio e alcuni militari albanesi afronte diuna trentina di morti, 200 dispersi ed altre entità minori.
Dalla fine della guerra, ogni 28 Giugno si tiene una S. Messa in memoria nella Basilica della SS. Annunziata di Firenze.

Francoeffe

domenica 3 febbraio 2013

Gian Piero Gori, fotografo. n° 2

Chi ha detto che le foto più belle sono quelle a colori? Credo nessuno, ma se qualcuno l'ha detto sbaglia. Sbaglia anche chi dice il contrario.
Ci sono foto belle a colori e in bianco-nero. Come queste di G.P. Gori.
Ne presento una mia selezione di 4 da una collezione appena arrivata. Godiamocele.
Le didascalie: mi sono preso la briga di aggiungerle, l'amicizia con GP me lo consente.
Non so lui!


Sky line

Profilo intermedio
Il doppio
Bruscoli

a cura di Francoeffe