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domenica 17 febbraio 2013

L'AUTO NUOVA.

Non ci fu niente da fare. Non mi accontentai di quanto l’Assicurazione avversa mi aveva comunicato : secondo loro il danno non era risarcibile perchè superiore al valore dell’auto. Dunque non ne valeva la pena : per loro! Era, dicevano, una delle leggi dell’economia. Interpellai anche la mia Compagnia ma il risultato fu lo stesso. Da qui il convincimento che le norme che regolano le attività delle Compagnie di Assicurazione sono norme truffaldine : con questo avevo scoperto l’acqua calda!!
Ma nonostante tutto, non ci fu niente da fare.
Il fatto era che quella danneggiata era la MIA macchina : una ‘Dauphine’ color crema, ampia e comoda. Un po’ leggera sul davanti, è vero, ma avevo rimediato ponendo due sacchetti di sabbia, uno per parte, sul parafango interno al cofano : con questo trucco mi pareva di aver acquistato una certa stabilità. Il guaio era andato così : per uscire dal Largo Spontini, a Casellina, dove  lavoravo ed entrare in via Pisana per tornare a casa, dovevo percorrere una stradina stretta e a doppio senso. Ci si doveva regolare con il buon senso, suonare spesso specialmente sotto le curve. 
Quel giorno, da  dietro una curva che non avevo ancora imboccato, mi piombò addosso una grossa auto che praticamente distrusse la mia. Si stabilì che la ragione era la mia ma per effetto delle regole economiche di mercato la vettura fu mandata alla rottamazione, senza che la compagnia avversa tirasse fuori un bottone.
La soluzione, dal punto di vista economico era corretto, ma solo dal punto di vista delle Compagnie assicuratrici. Io restavo senza auto e nessuno pareva tener di conto di questo punto di vista forse non economico, ma pratico.
Una settimana dopo avevo già fatto il contratto per una 600 nuovo tipo, con le portiere contro vento e il deflettore anteriore.
La sera al Circolo tutti gli amici vollero un giro di bevute, secondo una vecchia e bella usanza.
Il mio amico Fiorenzo disse che per aggiunta sarebbe stato bello andare a fare una bevuta (che avrebbe offerto) ai ‘Cavalli’ - che in realtà si chiamava e si chiama “ Nuovo Ranch” - un locale vicino a casa che ‘tirava’ fino a tardi, . A me quel locale non era mai piaciuto, anche per il fatto che il proprietario di allora girava con un gran cappello da texano in testa e una scimmietta sulla spalla. Era un tipo curioso e folkloristico, ma  a me non andava a genio!
“Piuttosto che ai ‘Cavalli’ preferisco andare a fare un giro a, che ne so, a Figline!!”, fu la mia risposta. 
Due minuti dopo, preso sulla parola, ero già in marcia verso Figline Valdarno, con quei tre amici con cui ero mi impegnato per quella gita.
La gita andò benissimo e la bevuta anche. Al rientro proposi di non passare di nuovo da San Donato, ma da Rignano per poi allungare per Pontassieve, Candeli e Bagno a Ripoli, tanto per fare il giro inaugurale un po’ più lungo. Benissimo, allora via per Rignano.
Fra lazzi e frizzi al Burchio girammo per Rignano percorrendo quella stradina buia e solitaria.
Vicino a Rignano e all’ultimo momento, vidi i colori riflettenti (ma non troppo) di una transenna in mezzo alla strada.  Era  illuminata dai fari della 600 - che allora non erano certo dei riflettori - e non aveva il proprio segnale luminoso. La brusca frenata ci fermò a pochi metri dalla transenna : al di la c’era una buca in cui la 600 ci sarebbe entrata pari pari.
Bianchi in viso e con le gambe tremanti uscimmo a constatare in quale guaio ci saremmo cacciati.
Non rimase che fare dietro-front e rientrare via San Donato.
Il Circolo nel frattempo aveva chiuso : neppure uno ‘Stravecchio’ per farci passare la paura!!

Francoeffe

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