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mercoledì 4 dicembre 2013

MOTONAVE 'PAGANINI': ALTRE 6 FOTOGRAFIE DI UFFICIALI DEL 19° RGT. ARTIGLIERIA

Pubblico una nuova serie di 6 fotografie di Ufficiali del 19° Reggimento Artiglierie D.f. 'Venezia', di stanza a Firenze durante il corso della seconda Guerra Mondiale. 
Il Reggimento aveva sede alla 'Zecca', la caserma Baldissera, sul Lungarno Pecori Giraldi.
Anche questi Ufficiali operarono in Albania negli anni 1940 - 1943. 
Come dei 5 Ufficiali pubblicati in precedenza, non conosco la loro sorte.
PREGO CHI HA NOTIZIE IN MERITO DI COMUNICARLE.

ALTRI 6 UFFICIALI DEL 19° REGGIMENTO ARTIGLIERIA

a cura di Francoeffe

martedì 3 dicembre 2013

MOTONAVE 'PAGANINI': LA RICERCA CONTINUA. OLTRE AI NAUFRAGHI, SI CERCANO GLI UFFICIALI DEL 19° RGT. ARTIGLIERIA D.f. 'VENEZIA'

I miei lettori, pochi o tanti, sanno che ho intrapreso una Ricerca su un episodio della seconda Guerra Mondiale: l'affondamento della m/Nave 'Paganini'.
Questo episodio ebbe una vasta risonanza e un grande impatto, in particolare nella Provincia e nella città di Firenze, ma nella Toscana in generale. Questa terra avevano 'fornito' molti dei soldati imbarcati.
La Nave salpò da Bari, la sera del 27 giugno 1940 e al largo di Durazzo, in Albania, dopo una esplosione e un incendio, nel giro di circa 6 ore, si inabissò, anche se non completamente, tanto che gli alberi sporsero per qualche tempo dall'acqua.
La ricerca va avanti lentamente per la mancanza di documenti: lista d'imbarco e forza del 19° Reggimento di Artiglieria non sono disponibili. La Ricerca si basa quasi esclusivamente sul sistema del 'passavoce', da uno all'altro e così via. Inoltre ho potuto e posso contare sul supporto di alcuni giornali on-line e cartacei, che hanno pubblicato l'appello che invitata a collaborare a questa Ricerca.
I PRIMI 6 UFFICIALI DI CUI CERCO NOTIZIE E RECAPITI

Per fortuna un ufficiale fiorentino, ha portato circa 350 fotografie, scattate nel corso dei suoi 3 anni di campagna di guerra in Albania e Montenegro. Da queste ho tratto una serie di foto di alcuni ufficiali, le famiglie dei quali mi interessa contattare..
Dunque, chi avesse notizia di quest o di altri ufficiali di questo Reggimento, all'epoca di stanza alla 'Zecca', la Caserma' Baldissera ' di Firenze, é invitato calorosamente a darmene notizia tramite la posta elettronica : montefinale@alice.it. 
Più avanti pubblicherò le foto di altri ufficiali di cui cerco traccia. Grazie per la collaborazione.

a cora di Francoeffe


martedì 12 novembre 2013

UNA RICETTA STAGIONALE TRADIZIONALE by Neri

Un bel mazzo di Cavolo nero
Il consulente gastronomico/culinario del Blog, Neri - dagli amici detto 'Nerone' -, ha mandato un'altra ricetta.
Questa volta una ricetta della tradizione, mugellna ma non solo,  per di più di stagione. Quel che ci vuole!
Scrive Neri :
questo piatto è uno di quelli che si definiscono poveri. Di questo piatto si potrebbe aggiungere : povero si, ma .. ricco di sapori mugellani! Questa è stata sicuramente una delle più belle scoperte della cucina di questa bellissima zona collinare nei dintorni di Firenze.

FARINATA DI CAVOLO NERO
ingredienti:
500 gr. di farina di Granturco (possubilmente non del tipo 'Valsugana, che cuoce in 3 minuti, ma ...);
un bel mazzo di cavolo nero;
3 Porri;
3 Salsicce toscane;
300 grammi di Fagioli cannellini;
Olio extra-vergine di oliva;
sale e pepe q.b..
preparazione:
in una pentola con abbondante acqua, si lessa il cavolo a cui avremo già tolte le costole; a fine cottura si toglie dall'acqua, conservandola, in cui cuoceremo la polenta che quindi si insaporirà di cavolo.
A parte, in una padella con abbondante olio, faremo un bel soffritto con il porro tagliato fine, a cui aggiungeremo le salsicce sbriciolate, i fagioli precedentemente cotti a parte ed il cavolo lessato, tagliuzzato grossolanamente : al termine della preparazione questo sarà il 'condimento' di cui adesso vediamo l'uso.
A 2/3 della cottura della polenta aggiungeremo tutto questo 'condimento' arrivando al termine della sua cottura. Scodelleremo la polenta in placche o pirofile in maniera di formare dei 'pani' che lasceremo raffreddare e, volendo, anche conservare in frigo per qualche giorno.
Il giorno seguente la cottura, arriva la 'magia' !
Prenderemo la quantità che ci interessa di questi 'pani' di polenta raffreddata, che faremo gratinare sotto il 'grill'. Tolta dal forno,la taglieremo a fette che condiremo con l'olio nuovo, naturalmente delle nostre parti, dunque 'Toscano DOP'. Ecco perchè ho parlato di ricetta 'stagionale'! 
Questo piatto è cucinato nel Mugello per tutta la stagione fredda, a cominciare dal momento in cui inizia la spremitura delle olive : con l'olio nuovo è tutta un' altra cosa!!
Salute a tutti e... , alla prossima.

Neri

a cura di Francoeffe    

domenica 10 novembre 2013

Un luogo degli affetti : il Reto

Una rigogliosa pianta di Alloro
Andare al Reto è sempre stata una festa per me!
Da bambino c’ero stato quando passavano gli aeroplani carichi di bombe da scaricare sulle stazioni ferroviarie di Firenze : Porta al Prato, Campo di Marte, Rifredi ecc…  Da ragazzo, con il nonno Giacco, a prendere il maschio per fare la conigliolata, a vendemmiare, a battere il grano : ero, eravamo di casa.
Gli zii del babbo, i Carraesi, mi volevano un gran bene : un po’ per quei soggiorni in tempo di guerra quando avevo 3 anni ed una testa piena di riccioli, ma anche perché adoravano, ed erano ricambiati, la mamma ed il babbo.
Ho già raccontato di quando la mamma andò a fare la conoscenza di questi zii.
In tempo di guerra eravamo sfollati abitando dai nonni all’Osteria Nuova, per aspettare il passaggio del fronte, dove poi nacque mio fratello Marco, nel ’44. La mamma non appena sentiva le sirene che da Firenze davano l’ allarme, prendeva me in braccio e con Marco nel pancione, scendeva a volo le ‘mortole’ per arrivare al più presto al Reto e rifugiarsi in cantina con gli zii e tutti gli altri.
A volte l’allarme ci trovava vicino allo stalletto del maiale, dove io non volevo entrare : “…c’è puzzo, c’è la merda,..”! Una volta di queste il babbo mi prese per un braccio e mi suonò sonori sculaccioni: da allora entrai in quello stalletto a volo, senza fiatare!
La prima volta che tornai col nonno al Reto (adesso ci abitavo all’Osteria), ho riconosciuto la cantina ed in particolare il sasso su cui stavo in collo alla mamma : la cantina era scavata nel terreno sotto la casa.
Dal 1952 al ’55, anno in cui cominciai a lavorare, sono stato molte volte al Reto : per me era sempre una festa, per gli antichi rapporti d’affetto, per le squisite merende : pane di casa e olio dall’ orcio della  cantina.
Dopo almeno 3 vendemmie e altrettante battiture, con l’inizio della mia attività lavorativa la frequentazione al Reto praticamente cessò.
La casa e le pertinenze abitate dagli zii sono adesso proprietà dei figli di un altro loro nipote : in qualche maniera questo luogo è rimasto nell’ambito delle parentele della famiglia.

Francoeffe

martedì 17 settembre 2013

STORIA LOCALE : ALCUNI LIBRI IN USCITA

L'amico Michele Turchi mi inoltra questo suo contributo che pubblico ben volentieri, ringraziandolo.
Michele che non è nuovo a fornire contributi di varia natura è anche un appassionato cultore di libri e della scrittura. Lui stesso è Autore di pubblicazioni di Storia locale che, come me del resto, non ritiene assolutamente 'minore'!




STORIA LOCALE, STORIA MINORE?

Nato e vissuto per la prima parte della vita sulle verdi colline ripolesi, per ragioni che qui sarebbe troppo lungo spiegare mi sono trasferito, armi e bagagli, nella valle dell’Arno fiesolana, a Compiobbi, ormai da un ventennio.
Abituato alle distese di olivi, ai panorami aperti delle colline, al rumore sordo e continuo dell’autostrada, ho faticato un po’ ad abituarmi al fiume, al rumore forte e improvviso del treno, all’orizzonte chiuso da verdi colline. Soprattutto, poi, mi sono trovato privo di coordinate, in un ambiente per me nuovo. Non conoscevo i toponimi minori, non sapevo dove portavano le mille stradine, che storia avessero avuto le varie ville, quali opere d’arte nascondessero le chiese e gli oratori.
Forse per questo ho sentito il bisogno di attaccarmi a qualcosa di familiare, di conoscerlo meglio e più a fondo, fino a raccogliere il frutto di queste ricerche in tre volumi (il quarto è in preparazione), dal titolo “Storie di un paese”. Bene o male, sono così entrato a far parte della categoria dei cosiddetti “storici locali”. Strana categoria, peraltro. Ricercatori appassionati, dilettanti ma non per questo sprovveduti, che conoscono ogni angolo del loro territorio di riferimento, anche se a volte peccano un po’ di fantasia. Col tempo, però, alcuni riescono a fare il salto di qualità.
Vorrei segnalare alcune pubblicazioni recenti, o addirittura ancora non stampate, che meritano di essere cercate. Sì, perché purtroppo questi libri non si trovano comunemente nelle librerie, a volte si devono cercare nelle edicole locali, alle feste di paese, nei circoli ricreativi. Di solito non costano molto, ma il contenuto vale molto di più del prezzo pagato.

“Tagliaferro. Origini e storia di un popolo del Mugello”, di Massimo Certini (Ed. del Poligrafico Fiorentino, 2013). Storia, personaggi, trasformazioni di un borghetto di poche case. Centocinquanta pagine ben illustrate, a colori, avvincenti nella lettura, quasi come un romanzo.

“Rignano sull’Arno. Frammenti di memoria”, di Roberto Lembo (Archivio del tempo che passa, 2013). Settanta storie e centinaia di foto dal territorio rignanese; non solo il capoluogo, ma anche Troghi, Cellai, Rosano, Bombone, San Donato in Collina. Presto la presentazione.

“Il triangolo delle Gualchiere”, di Berlinghiero Buonarroti (in corso di stampa). Dieci anni di lavoro, circa 450 pagine, mille foto, per illustrare il territorio della valle dell’Arno fiesolana: Compiobbi, Girone e dintorni. Un intrigante viaggio nel corso dei secoli, che “scopre” un territorio finora poco indagato, con in più la curiosità e la vena di humor che denotano l’autore.
Ecco a cosa mi riferivo quando parlavo di salto di qualità.

Michele Turchi, settembre 2013


a cura di Francoeffe

domenica 15 settembre 2013

LE SORPRESE NON FINISCONO MAI. Ovvero ELEGIA DELL'OLIVETA

Che questo fine settimana fosse iniziato bene lo dimostra il 'post' precedente. Non avevo promosso, avviato, suggerito, iniziato, niente di niente. Ma si sa, le cose prendono una loro strada - in questo caso buona -, indipendentemente dalla volontà dei gratificandi, dei gratificati e dei gratificatori.
La telefonata di Neri che diceva che avrebbe portato il nipote a passare la notte da noi, confermava già la bontà di questo w.e. La serata passata con Mirko al Parco dei Divertimenti ha chiuso il sabato alla grande. Si sono soddisfatti nipote e nonno! Ma c'era ancora la domenica da passare, per la quale era previsto un Convivio all' Oliveta, la colonica immersa nei boschi di Vaglia affittata dalla combriccola del Neri.
In questi casi non è  carino chiedere cosa sarebbe arrivato in tavola. Sarebbe come dire : scelgo di venire  se mi piace! All'Oliveta piace tutto : l'ambiente, la campagna, la pace. la compagnia, le chiacchiere, il chiasso dei bambini che scarrozzano a perdifiato, i fichi quando ci sono, insomma tutto. E la tavola!
Oggi la tavolata ne contavai 21, compresi i bambini : una bimba di 4 mesi non conta, neppure statisticamente all'Oliveta. Dire che si inizia  con il solito aperitivo sarebbe offendere gli aperitivi. All'Oliveta si inizia con il 'solito' fritto mix caldissimo di funghi, melanzane, patate, zucchine, carciofi, ecc.... Oggi si sono aggiunte ben 2 (due) torte salate. Torte? 2 'quicque Lorreine' alla pregiata cipolla di non so dove e pizzicotti di pasta al sesamo e papavero. Roba da sballo!! Garantito!
Ma no, non a secco, ci mancherebbe altro : prosecco della Marca e uno 'champagnino' (troppo poco, rispetto alla qualità) da sorseggiare fra uno Spritze al Prosecco e l'altro.
Dopo questo approccio la tavola non poteva essere da meno :
- risotto al colombo;
- arrosto girato e in forno a legna con tordi, beccacce, passerotti, fegatelli, maiale e pollo, tutto intervallato da pane   infilzato nello spiedo e peperoni rigorosamente gialli; 
- la verdura : cruditè e insalata indivia all'aceto.
Ha chiuso un giro di dessert al cucchiaio: passato di fichi e fior di panna ai pistacchi, guarnito con caramello lucido.
Dalla cantina è uscito 'soltanto' un rosso da 13,5 della zona di Bolgheri.
Nel momento della siesta sotto il canniccio ricoperto di edera e vite americana, l'acquazzone domenicale ci ha mandati tutti in casa prima, a casa nostra poi. Questo w.e. si è chiuso così.

Francoeffe

SORPRESA !

Quando dopo la pausa estiva il Coro ha ripreso prove e Concerti, il Segretario, in una circolare ai coristi, ha fatto sapere i prossimi impegni : il 7 settembre a Vicchio del Mugello, il 14 a Siena, il 21 alla Sede dell' A.N.A. al Cestello, il ....
I primi 3 impegni sarebbero stati fra quelli 'fulminanti' per diverse ragioni : al  primo avrei invitato tutte le persone che nel corso dell'anno avevo incontrato negli Archivi comunale frequentati per la mia attuale Ricerca; oltre tutto persone che mi avevano veramente 'dato una mano'. Inoltre sarebbe stato un Concerto da cantare in un teatrino/gioiello : il 'Giotto' (ma va?) del paese mugellano, senza contare che sarebbe stato un evento curato dagli Alpini della zona e che avrebbe visto la partecipazione di altri 2 Cori, uno dei quali incontrato ai primi di luglio in una bellissima trasferta a Castiglione dei  Pepoli.
Il secondo a Siena, la mia seconda città, quella di elezione, quella prescelta! E la 'location? pare poco? Il Rettorato, l'Aula Magna dell'Università!! C'è da scusare se è poco!! Questo il programma : h, 14,30 appuntamento a Bottai per salire sul bus; ore 15.30 ritrovo al Museo della Contrada del 'Liocorno' con chi era arrivato con mezzi propri : avremmo visto la 'Martinella' conquistata ai fiorentini a Montaperti; visita al Museo dell'Università e Concerto. L'unico neo (se si può dire) : la visita al 'Liocorno' : bella contrada, niente da dire, ma sarebbe stata da visitare quello dell'Onda, la mia Contrada. Mica per campanilismo, solo perchè aveva vinto la Carriera di Agosto, quella dell'Assunta!!, tanto che a Siena, ancora e fino alla Festa della Vittoria del 27 prossimo, ci sono esposte solo Bandiere dell'Onda; per quello del 21, all'A.N.A., à da prevedere una gran festa, stante i rapporti con l'Associazione e l'entusiasmo contagioso degli Alpini,  tanto da scaldare l'ambiente. E a seguire un gran cenone fra canti e... vino!  Ma...
Una telefonata dell'Ufficio Assistenza di Bagno a Ripoli mi informa che il 14, dalle h. 16,00 in avanti, ai Giardini 'I Ponti' ci sarebbe stata una gran Festa delle Associazioni di Volontariato, la 'Rete di Solidarietà',
dove non potevo mancare per la ragione che le ragazze dell'Ufficio avrebbero curato per l'8a volta l'organizzazione. Ma che sarebbe anche stata l'ultima : da li a poco avrebbero avuto il pensionamento.
Fra l'ipotesi Concerto a Siena e questa Festa ho dovuto, ma con piacere, scegliere la Festa : alle ragazze, con cui iniziai a collaborare 38 anni fa, non potevo far mancare il mio saluto di commiato.
Ed eccola qua la sorpresa! Dopo il saluto del Sindaco c'è stata la premiazione di 1 operatore per ogni Associazione/Organizzazione di Volontariato. Ecco l'insistenza delle ragazze perchè fossi presente : non solo per gratificarle dopo tanto lavoro svolto da sempre ineccepilmente, ma perchè potessi ricevere di persona il Diploma. Questo!!


Francoeffe

venerdì 6 settembre 2013

ELEGIA DEL FOCARDO

In attesa del 'bagordo' 2011 : frittura di paranza
Non è detto che tutti i lettori conoscano il 'Focardo'. E neppure ci penso a svelarlo. La ragione? Scorrendo questi versi si capisce che è un luogo, si potrebbe anche dire, un luogo 'di piacere', purchè non ci siano fraintendimenti. Ma qualche piacere certo ci si trova, di qualche piacere si tratta. Vediamone alcuni : 
il luogo, ad esempio, è ben fresco d'estate, specialmente in una striscia che parte dall'angolo della casa della Tella e si inoltra nel cortile aperto e ammattonato; la terrazza della Tina è panoramica e ventilata : roba da farci cena tutte le sere, dopo che il sole se n'è sceso. Ancora : i freschi praticelli avanti le casette in legno; gli orti rigogliosi di verdure e frutti; Lilly, la bastardina di casa,  che scodinzola a chi arriva, pretendendo feste e coccole; la quantità di tavoli, sedie, piatti e bicchieri, utili per i 'bagordi' di cui si accenna nell''Elegìa, sempre pieni di ghiottonerie e bevande all'altezza; Ultimamente nell'estate, giusto per tentare la digestione, si canta accompagnati da una sbertucciata chitarra, oppure si fa il 'karaoke', con la preziosa collaborazione di Dani, il nipote di casa, tecnico esperto degli strumenti necessari. E ancora non ho accennato all'inverno, davanti ai caminetti mentre girano gli arrosti o si 'grigliano' le salsicce.
Infine, non non per ultimo, il Nena, che se non ci fosse si dovrebbe inventare. Insieme, un giorno no e uno si, andiamo a pescare con al collaborazione di molti dei personaggi del Focardo : chi farà i panini, chi procurerà il vino, chi le mele chi pulirà il pescato , chi....
Capito perchè non svelerò niente di più del Focardo? Chi trova un tesoro lo tiene per se!!

ELEGIA DEL ‘FOCARDO’

Alle Feste del Focardo
Io ci arrivo sempre caldo.
La si mangia, beve e drinka
a volte si mangia anche la tinca,
fritta, al sugo, arrosto oppure lessa   
per gustare sempre a ‘fessa’!
Chi dimorto, chi un po’ meno
ma ha da esser sempre pieno.
Il finale? Chi lo sa?
potrebbe esser questo qua :
prima o poi per tutta l’està
al Focardo s’ha da tornà !
Tutti svegli, sani  e belli
o tutti addormentati
alla casa delle ‘Kesseler’ Donati.
C’è la Tina e c’è la Tella,
questa si che è vita bella!
Si preoccupan per gli invitati
che son sempre più affamati
Ma alla fine, questa è bella,
si mangiò sol mortadella.
Ma tutti quanti, in auto o appiedati,
se ne van via sazi e satollati!.
E dal fondo si gridò :
prima o poi ritornerò!!

                                                                                                                            Francoeffe

giovedì 5 settembre 2013

PURA GOLOSITA' !

Ancora una Ricetta da Neri. Si tratta di un dolce a 'cucchiaio', un dessert raffinato e gustosissimo, che può essere realizzato in diversi gusti : questo è presentato al gusto di fragola. La ricetta è ottima anche per essere realizzata al gusto di limone, cioccolato, lamponi e chi più ne ha più ne metta.

BAVARESE ALLE FRAGOLE
(dose per uno stampo da Cream Caramel di cm. 22)
allestito

Ingredienti :
500 g. di fragole
Succo di 1 limone
Buccia di ½  limone
½ litro di latte intero
½ litro di panna
200 g. di zucchero + 4 cucchiai
6 fogli di colla di pesce
---------------------------------------
Esecuzione :
si frullano le fragole insieme al succo di limone e ai 4 cucchiai di zucchero;
si porta quasi a ebollizione il latte a cui si è aggiunta la scorza di limone finemente grattugiata;
si mette ad ammorbidire la colla di pesce in acqua fredda per almeno 10’;
dopo averla ben strizzata la poniamo nel latte ben caldo facendola sciogliere con la frusta;
si monta la panna ‘a metà’ con il resto dello zucchero;
quando il latte sarà completamente raffreddato si aggiungerà il frullato di fragole e di seguito, ma
piano piano, la panna arricchita dello zucchero, mescolando il composto da sotto in su;
Consuno :
Dopo avere versato il composto nello stampo prescelto o nelle coppette, si ripone in frigo per
almeno 1 notte.
Nel caso che abbiamo scelto di porre il composto in uno stampo, per poterlo staccare e servire,
si porrà il fondo dello stampo in acqua calda, cercando di scostare il prodotto dalle pareti utilizzando
una lama sottile e flessibile.
Dopo si potrà capovolgere in un piatto da portata e presentarlo agli ospiti.

a cura di Francoeffe

mercoledì 28 agosto 2013

Il Rach 3


Sergej Rachmaninov
Ne ha scritti 4, Sergej Rachmaninov, di Concerti per pianoforte e Orchestra fra il 1891 ed il 1927 : il n° 1, in Fa diesis minore, Op. 1; il n° 2 in Do minore, Op. 18; il n° 3, di cui si occupa questo scritto, ed il n° 4 in Sol minore, Op. 40. Di  questi lavori esistono incisioni straordinarie, prime fra tutte quelle con il loro autore alla tastiera. C’è  una incisione dei Concerti nn. 1 e 2, con Leopold Stokowsky sul podio della Philadelphia Orchestra con l’ Autore al piano. Un’altra con Andrej Gavrilov al piano e Riccardo Muti alla testa della stessa orchestra - della quale è stato per diversi anni Direttore principale e artistico - che eseguono i Concerti nn.2 e 3. La Philadelpia è diretta anche da Eugene Ormandy nei Concerti nn. 3 e 4 con l’Autore al piano. Queste sono solo alcune fra le più importanti incisioni dei 4 Concerti. Sergej Rachmaninov era considerato un grande pianista, un funambolico virtuoso della tastiera, al di la e oltre l’esecuzione dei suoi lavori. E il Concerto n° 3 non scherza affatto : per la sua esecuzione occorre un pianista che abbia grandi tecnica e doti di virtuosismo. Non si intende esaminare questi capolavori dal punto di vista musicale. Il compito è lasciato al critico. Interessa invece soffermarsi sull’impatto emozionale che provoca il n° 3: il ‘Rach 3’!, ed invogliare al suo ascolto. 
Interessa molto evidenziare in particolare il 3° movimento : Finale:alla breve. Preme però anche suggerire la visione del film “Shine”, una produzione australiana del 1966.
Il film racconta la storia di un pianista che, influenzato dal padre fin da ragazzo, resta completamente coinvolto dal 3° Concerto e come stregato dalla e per la sua esecuzione fino a diventarne ossessionato, tanto da allontanarsene rimanendo come vuoto dentro, come senza anima. 
Successivamente la difficoltà del pianista viene superata ed ottiene un grande successo artistico.
Anche il Concerto n° 2 è stato usato dal cinema per alcune colonne sonore, fra le quali : nel 1946 da D. Lean per il film ‘Breve incontro’ e nel 1954 da B. Wilder, per “Quando la moglie è in vacanza’.
Fatevi allora rendere dalla voglia di ascoltarlo/i o anche solo dalla curiosità.
Voglio sperare che questo scritto l’abbia indotta !!

Francoeffe

domenica 25 agosto 2013

Metti una sera che con l'auto ...


E' proprio il caso di intolare così questo post. Perchè il titolo da il senso della direzione in cui si vuole andare, oppure, come in questo caso, la storia o l'episodio che si vuol raccontare.
La sera, c'era; l'auto, lo stesso; il metti, di cui dirò, riesce ancora a dare un alone di mister, di suspense. Ha qualcosa a che fare col fato, con l'incognita, come è avvenuto.
Pareva una sera come le altre : con la freschezza delle ore 22, con l'aria che entrava dai finestrini socchiusi, che come soluzione per rinfrescare l'abitacolo è migliore dell'aria condizionata con cui, a volte, si rischia il raffreddamento, se non la bronchitella estiva.
Dell'aria si è detto; dell'auto anche; dunque manca solo il fato, l'incognita, l'imprevedibile, l'imprevisto : il danno agli specchietti. Specchietti ? Si, perchè sono più d' uno : gli specchietti danneggiati sono ben 2! Il mio e quello xdell'altro. Già non l'avevo detto, ma oltre all'aria fresca, all'auto - che si capiva fosse la mia - e l'incognita, si deve aggiungere il 2ç specchietto, quello dell'altra auto.
La strada pareva - ma era - larga tanto da non ostacolare il mio sorpasso delle auto in sosta sul lato destro della strada.
Normalmente si scorre agevolmente nelle strade anche in presenza di auto in sosta su un lato. Nel caso che racconto erano regolarmente sistemate entro i box bianchi.Dunque pareva che il sorpasso si potesse fare (ma di sorpasso si trattava, essendo queste vetture in sosta regolamentata ?) come bere un bicchiere d'acqua. Ma, ecco l'incognita, il fato, l'imponderabile, l'imprevisto : nonostante l' assetto della strada consentisse lo scorrimento nelle condizioni descritte, ecco il terzo elemento : l' auto che procede in senso opposto al mio.
Dov'è il problema, vi chiederete. Eccolo, il problema : quell'auto, nonostante le mie insistenti segnalazioni, non abbassò i fari nella posizione opportuna, quella cioè che si attiva quando si incrocia un altro veicolo, tanto più in in centro abitato e illuminato. Ecco quel che mi impedì di calcolare la distanza dalle auto in sosta. D'altra parte mi parve più opportuno mettermi al sicuro da un possibile scontro o sfregamento a centro strada. Quindi strinsi un po' troppo a destra e... addio specchietti !!
In genere dopo un incidente,  quando i 2 conducenti scendono dalle vetture e incrociano gli sguardi, questi sono elettrici, mandano lampi di rabbia, quando non di odio, imprecando l'uno contro l'altro, cercando di convincersi a vicenda dell' opposta responsabilità del fatto.
Stavolta la calma rassegnata di chi scrive e quella consapevole di chi ha ragione hanno prevalso su tutto. Complice (oppure protagonista) il danneggiato che, a due passi da casa, si prese l' incarico di compilare il CID, con la cura e pazienza necessarie a renderlo comprensibile alle rispettive Compagnie Assicuratrici.
Si tratta di un giovane colto e paziente, calmo e cordiale con cui mi sono ancora incontrato, dal carrozziere e altrove, per un caffè. Alcuni giorni fa mi ha fatto regalo di un suo contributo per questo Blog, che spero non sia l'ultimo, firmandosi con lo pseudonimo di Lore. Tempo al tempo.

Francoeffe

LA 'GATTA CENERENTOLA' di Roberto De Simone

Chi non ha mai visto quest'Opera, questa favola in musica, come l'Autore l'ha definita, non sa cosa si è perso : un capolavoro. Ma si è sempre in tempo !! Ci sono i DVD.
Probabilmente il testo è ripreso dalla matrice della favola, dal 'Pentamerone' di A.Basile. Naturalmente è stata una buona occasione di evidenziare e presentare agli spettatori ed al mondo intero, se non tutta certamente una buona parte della complessità e profondità della cultura napoletana. Parlare della musica di questo lavoro non rientra nelle mie possibilità di 'orecchiante'.Accenno solo al fatto che è nello stile della produzione napoletana nel  '700. Mi par di poter dire che si 'sente' il colore dell'Opera buffa.
Mi piace invece soffermarmi sulle scene più significative e importanti del lavoro,  che si apre con il magnifico canto 'Jesce sole',un'invocazione all'astro perchè infonda la speranza che con la sua nuova uscita, porti pace, fortuna e sollevi il popolo dalla sua situazione di miseria e precarietà in cui versa.Il canto è inizialmente accompagnato dalla tamorria a cui si aggiunge un violoncello che accompagna la straordinaria voce di contralto della solista. L'intensità dell' atmosfera che si crea è pari all' interpretazione di questa edizione. Nella prima edizione, con la NCCP e la Compagnia 'Il Cerchio',  il canto veniva eseguito dalla splendida Isa Danieli, se non mi sbaglio.Nel primo atto si tratteggiano le figure delle 6 sorelle '...son tutte belle, son tutte belle per far l'amor..' si canterà in seguito, elencando le loro virtù. Curiosi i versi che presentato la quinta : ' ... che fa la finta vergine incinta per far l'amor'. In questo atto si presenta anche la matrigna, come le sorelle interpretata da un uomo in maniera esilarante. Ha avuto ben 7 mariti (questo numero è ben presente in questo lavoro), ognuno con particolari attitudine e mestiere : il 5° 'suonava' un violino irrimediabilmente 'scurdato'!
La maggiore evidenza in questo atto è però il 'rosario, sgranato mentre viene ricamato un lungo telo dalle mani degli attori (sempre uomini) che pregano con strani versi e giaculatorie. Questo l'inizio : 'Nnommen'e pato e comm'è stato da solachianello è addeventato scarparo' ; ecco uno dei 'misteri' : 'Nel secondo mistero e' Mmaculata, pe' se fa' na sceriata, jette a fernì rint'a culata, po' venettero 'e surdate e 'a sceriaieno int'a nuttata, po' venettero 'americane, e 'a 'ncasaieno mmiez'e ggrare, po' vennettero 'e marucchine, e ce 'o 'mpezzaiene eret' 'e rine'.   Non sono descrivibili i movimenti delle mani delle' ricamatrici' , in cui ho riconosciuto quelle
 di alcune ricamatrici vere, di quando ero ragazzo. Neppure il tono delle voci che snocciolano il 'rosario' : come si può fare? Le inflessioni, i movimenti..., si possono, si devono solo vedere! Nel terzo atto ci sono 3 momenti magici, magistralmente interpretati : i 2 cori delle lavandaie nel primo dei quali c'è tutta la poesia, la cultura napoletana, il suo vissuto, le vicende che l'hanno determinata e la sfortuna che ha perseguitato quella terra, sfruttata e depredata, che è passata di mano in mano nei secoli.. I versi relativi al clamore che viene fatto dai soldati del re, per cercare la ragazza che ha perduto la scarpetta (a' chianella') : ' Da stammatina tamorr' e trombe, comm'a quanno pass'a ' Sulitaria, d' o' venerdì santo! Da stammatina na scarpa vacante, purtata 'mprocessione, e' ncopp' e' castielle, ciente cannone, cu 'a vocc'aperta contr' o' cielo, aspettano nu signale, pe' fa' tremmà e' paura o e' gioia, tutt''e llastre d'è ccase!'
E ancora : ' Avite 'ntis' e surdate ? Sule lloro, girano e cantano canzone furastiere, ca nuie nun cunuscimmo, e ca se sentono quanno s'è perza na guerra!' Versi magnifici che la dicono lunga sulle vicende della città di Napoli, passata da padrone a padrone, a seconda dei vincitori di quella guerra.
Il secondo coro delle lavandaie è il trionfo del ritmo : viene cantato sul ritmo di una tamorriata. Nel vecchio filmato di una lezione di regia il M° De Simone, autore e regista, spiegava alle attrici come voleva che si muovessero in questa scena : il ritmo doveva essere segnato anche dal movimento dei loro fianchi e seni, che inquadrati in un generoso decollete', si dovevano muovere opposti a quello dei fianchi. Il tutto in un movimento rotondo e regolare : fianchi a destra, seni a sinistra. Prima dell'ultima scena, quella finale, detta delle 'ingiurie', si riascolta 'Jesce sole' cantata da 2 voci femminili, con magnifici accordi. L'invocazione sottolinea la speranza che potrà essere favorita da questa fortunata giovane donna, che se da popolana diventerà regina non potrà certo dimenticare le condizioni di vita del popolo. Le 'ingiurie' se le lanciano, arroventate, le lavandaie e la matrigna. Esilarante scena in cui se le dicono di tutti i colori :  mentre la matrigna fa il tifo per il piede della figlia le lavandaie glielo fanno contro.
Tutti sappiamo come va a finire, non occorre che mi dilunghi.  

Francoeffe


venerdì 23 agosto 2013

PROPOSTA DI LETTURA

Un amico, che si firma con pseudonimo, mi offre questo contributo che pubblico volentieri.

Sono un amante della lettura di libri e  mi è capitato casualmente mentre mi trovavo da un amica di scorgere nella libreria di famiglia un libro che tanto avevo cercato GALILEO E KLEPERO E LA NASCITA DEL METODO SCIENTIFICO… Si tratta delle edizioni settimanali che escono con i quotidiani e che non avevo avuto l’occasione di comprare perché mi trovavo in viaggio all’ estero.
Sorpreso alla vista, domandai cortesemente se avessi potuto leggerlo … (L’educazione è importante)
Il libro si  presta a qualsiasi lettura, superficiale, approfondita e riesce a trasmettere le basi del metodo scientifico in modo chiaro.
 Sono proposti gli esperimenti  che hanno delucidato il pensiero di Galileo.
 Dalla caduta dei gravi … fece costruire un piano inclinato di legno lungo 10 m e inclinato di 10° rispetto al suolo, con un collaboratore in laboratorio fece il seguente esperimento. Il collaboratore tiene la pallina ferma nel punto più alto del piano inclinato e quando Galileo gli da il via  lascia scendere la pallina. Mentre la pallina percorre il piano inclinato Galileo, che è un abile musicista, batte alcune battute musicali. Ad ogni battuta il collaboratore segna la posizione della pallina. Da qui la scoperta che la velocità non rimane costante ma che è presente un accelerazione. Lavorò mesi e mesi su questo problema e poi scrisse una lettera contente il primo teorema della nuova fisica.
Da qui nascono le prime accuse di eresia sulle sue letture etc…
Nello stesso periodo un ‘altro grande cervello contemporaneo, Klepero,  enunciò “la  prima legge di Klepero” …

Questo è solo l’inizio di un piccolissimo libro ricco di fascino scritto da Bellone.

Lore

a cura di Francoeffe