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domenica 25 agosto 2013

LA 'GATTA CENERENTOLA' di Roberto De Simone

Chi non ha mai visto quest'Opera, questa favola in musica, come l'Autore l'ha definita, non sa cosa si è perso : un capolavoro. Ma si è sempre in tempo !! Ci sono i DVD.
Probabilmente il testo è ripreso dalla matrice della favola, dal 'Pentamerone' di A.Basile. Naturalmente è stata una buona occasione di evidenziare e presentare agli spettatori ed al mondo intero, se non tutta certamente una buona parte della complessità e profondità della cultura napoletana. Parlare della musica di questo lavoro non rientra nelle mie possibilità di 'orecchiante'.Accenno solo al fatto che è nello stile della produzione napoletana nel  '700. Mi par di poter dire che si 'sente' il colore dell'Opera buffa.
Mi piace invece soffermarmi sulle scene più significative e importanti del lavoro,  che si apre con il magnifico canto 'Jesce sole',un'invocazione all'astro perchè infonda la speranza che con la sua nuova uscita, porti pace, fortuna e sollevi il popolo dalla sua situazione di miseria e precarietà in cui versa.Il canto è inizialmente accompagnato dalla tamorria a cui si aggiunge un violoncello che accompagna la straordinaria voce di contralto della solista. L'intensità dell' atmosfera che si crea è pari all' interpretazione di questa edizione. Nella prima edizione, con la NCCP e la Compagnia 'Il Cerchio',  il canto veniva eseguito dalla splendida Isa Danieli, se non mi sbaglio.Nel primo atto si tratteggiano le figure delle 6 sorelle '...son tutte belle, son tutte belle per far l'amor..' si canterà in seguito, elencando le loro virtù. Curiosi i versi che presentato la quinta : ' ... che fa la finta vergine incinta per far l'amor'. In questo atto si presenta anche la matrigna, come le sorelle interpretata da un uomo in maniera esilarante. Ha avuto ben 7 mariti (questo numero è ben presente in questo lavoro), ognuno con particolari attitudine e mestiere : il 5° 'suonava' un violino irrimediabilmente 'scurdato'!
La maggiore evidenza in questo atto è però il 'rosario, sgranato mentre viene ricamato un lungo telo dalle mani degli attori (sempre uomini) che pregano con strani versi e giaculatorie. Questo l'inizio : 'Nnommen'e pato e comm'è stato da solachianello è addeventato scarparo' ; ecco uno dei 'misteri' : 'Nel secondo mistero e' Mmaculata, pe' se fa' na sceriata, jette a fernì rint'a culata, po' venettero 'e surdate e 'a sceriaieno int'a nuttata, po' venettero 'americane, e 'a 'ncasaieno mmiez'e ggrare, po' vennettero 'e marucchine, e ce 'o 'mpezzaiene eret' 'e rine'.   Non sono descrivibili i movimenti delle mani delle' ricamatrici' , in cui ho riconosciuto quelle
 di alcune ricamatrici vere, di quando ero ragazzo. Neppure il tono delle voci che snocciolano il 'rosario' : come si può fare? Le inflessioni, i movimenti..., si possono, si devono solo vedere! Nel terzo atto ci sono 3 momenti magici, magistralmente interpretati : i 2 cori delle lavandaie nel primo dei quali c'è tutta la poesia, la cultura napoletana, il suo vissuto, le vicende che l'hanno determinata e la sfortuna che ha perseguitato quella terra, sfruttata e depredata, che è passata di mano in mano nei secoli.. I versi relativi al clamore che viene fatto dai soldati del re, per cercare la ragazza che ha perduto la scarpetta (a' chianella') : ' Da stammatina tamorr' e trombe, comm'a quanno pass'a ' Sulitaria, d' o' venerdì santo! Da stammatina na scarpa vacante, purtata 'mprocessione, e' ncopp' e' castielle, ciente cannone, cu 'a vocc'aperta contr' o' cielo, aspettano nu signale, pe' fa' tremmà e' paura o e' gioia, tutt''e llastre d'è ccase!'
E ancora : ' Avite 'ntis' e surdate ? Sule lloro, girano e cantano canzone furastiere, ca nuie nun cunuscimmo, e ca se sentono quanno s'è perza na guerra!' Versi magnifici che la dicono lunga sulle vicende della città di Napoli, passata da padrone a padrone, a seconda dei vincitori di quella guerra.
Il secondo coro delle lavandaie è il trionfo del ritmo : viene cantato sul ritmo di una tamorriata. Nel vecchio filmato di una lezione di regia il M° De Simone, autore e regista, spiegava alle attrici come voleva che si muovessero in questa scena : il ritmo doveva essere segnato anche dal movimento dei loro fianchi e seni, che inquadrati in un generoso decollete', si dovevano muovere opposti a quello dei fianchi. Il tutto in un movimento rotondo e regolare : fianchi a destra, seni a sinistra. Prima dell'ultima scena, quella finale, detta delle 'ingiurie', si riascolta 'Jesce sole' cantata da 2 voci femminili, con magnifici accordi. L'invocazione sottolinea la speranza che potrà essere favorita da questa fortunata giovane donna, che se da popolana diventerà regina non potrà certo dimenticare le condizioni di vita del popolo. Le 'ingiurie' se le lanciano, arroventate, le lavandaie e la matrigna. Esilarante scena in cui se le dicono di tutti i colori :  mentre la matrigna fa il tifo per il piede della figlia le lavandaie glielo fanno contro.
Tutti sappiamo come va a finire, non occorre che mi dilunghi.  

Francoeffe


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