Non mi capita più spesso, come anni indietro, di
passare da via de’ Ginori. Gli splendidi palazzi del lato sinistro lo
meriterebbero almeno una volta al mese. Questi palazzi oltretutto evocano
vicende che sono parte della storia fiorentina con famiglie, artisti e personaggi pubblici.
Il più imponente ed elegante è senz’altro quello della
famiglia che da il nome alla strada : palazzo
Ginori attribuito a Baccio d’Agnolo. Slanciato, si chiude con l’elegante
loggiato sotto il tetto. I Ginori pare si siano inurbati a Firenze da Calenzano
alla fine del ‘200 e fino dal ‘300 hanno preso parte attiva alla vita
cittadina, fornendo al Governo della Repubblica 5 Gonfalonieri di Giustizia e
26 Priori. Alla fine del ‘400 la
famiglia era divisa in più rami, ad oggi ne restano ancora due : i Ginori Lisci
ed i Ginori Conti. A poca distanza da questo c’è un secondo palazzo Ginori anch’esso attribuito a Baccio d’Agnolo. Nel ’700 a Doccia, nei
pressi di Sesto, i Ginori fondarono quella che ancor oggi è una splendida
fabbrica di porcellane nota in tutto il mondo. Avere nel corredo un ‘servito’
di piatti ‘Ginori’ era, ed è
tutt’oggi, motivo di grande orgoglio.
Altro imponente edificio è palazzo Neroni, quello della potente famiglia che ebbe anch’essa 28
Priori e 8 Gonfalonieri di Giustizia. Il rapporto di amicizia con Cosimo il
Vecchio fece cadere la famiglia in disgrazia e fu esiliata da Firenze quando
aderì al partito dei Pitti.
Adiacente a questi il palazzo Montauto, che espone due bellissime finestre inginocchiate
il cui disegno pare sia da attribuire all’Ammannati. Non si può non
accennare all’elegante palazzo Tolomei, già Del Chiaro. Per
completare le emergenze di via de’ Ginori, conviene rammentare che il lato
destro di questa strada inizia con un muro di cinta merlato, che racchiude il
giardino e il retro di palazzo
Medici-Riccardi . Da questa parte della strada si accede alla straordinaria
Biblioteca Riccardiana, ed ai suoi rari e preziosi volumi e incunaboli. In
evidenza anche il grande stemma dei
Riccardi, succeduti ai Medici nella proprietà del palazzo disegnato da
Michelozzo : una Chiave.
Non ci passo più spesso da questa strada. A volte,
anni indietro, ai passanti capitava di ascoltare, proveniente dalla finestra di
uno di questi palazzi, il suono di un
pianoforte con splendide note.
La tastiera era toccata dal M° Michele Campanella. A
volte mi fermavo sotto casa, rapito e grato.
Francoeffe
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