Si chiamavano davvero così : Piero e Alma. Una
coppia con nomi tipo Gianni e Pinotto, Bibì e Bibò!
I nomi erano veri, solo che io che non volevo
credere a quanto avevo saputo. Pareva
impossibile crederci, sembrava una storia inventata per la veglia. Invece no : la
storia che avevo sentito era verissima.
Li ho anche incontrati qualche volta. Dallo
zio Bibi, a Barroccino, quando abitava un cima, o in fondo all’Arnaccio, dipende da dove si arriva o si parte.
Di tanto in tanto ci andavano per una visita. Abitavano
verso Pisa, arrivavano sulla loro ‘Bianchina’ chiara, decapottabile, si intrattenevano per due chiacchiere e un
caffè, talvolta anche a cena. Non avevano nessuno che li aspettasse a casa.
Credo non avessero figli, forse solo alcuni parenti.
Erano molto anziani : lui grande e grosso, con
spessi occhiali sul naso; lei, minuta e delicata : pareva si dovesse prendere
in collo per salire le scale esterne della casa di Barroccino.
La cosa curiosa però non era questa, in fondo
coppie di due figure diverse ce ne sono tante. La curiosità, diciamo così, era
altra, anche ben più corposa e curiosa : era a questa che stentavo a credere.
Dunque, Piero nonostante le spesse lenti sugli
occhi non ci vedeva un tubo! Nel vero senso della parola. Eppure viaggiavano in
auto, su quella vecchia ‘Bianchina’.
Come facevano? Semplice : Alma nel periodo estivo stava in piedi con la testa
fuori dal tettuccio; nel periodo freddo si affacciava al finestrino di destra e
dava a Piero per indicazioni necessarie per viaggiare nel traffico : l’Aurelia
non è uno scherzo : “…vai Piero, freccia e sorpassa,… ora rientra,… basta così,
bene! Raddrizza le ruote, così !”
Ecco, questi erano Piero e Alma, amici degli
zii che abitavano a ‘Barroccino, ’in
fondo o in cima all’Arnaccio, a seconda da dove si arriva o
parte.
Francoeffe
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