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martedì 13 agosto 2013

La bibita cangiante


A noi ragazzi la cosa parve molto curiosa, anzi, più che curiosa parve quasi un trucco. Per la verità parve più che altro un sortilegio. Insomma, nessuno ne aveva mai sentito parlare, tanto meno vista!
Quando dopo la guerra si ricominciò a ricostruire in via Scialoia, alla fine degli anno ’40, fu impiantato un cantiere anche all’angolo con via Manin. Quando chiudeva, poco dopo le 5 del pomeriggio, restava in mano a noi ragazzi che, certamente assistiti dai rispettivi Angeli Custode, la facevamo da padroni. Chi saliva sulle impalcature, chi impastava la calce e chi scendeva nelle cantine per  vedere quali piastrelle sarebbero state messe nei bagni e cucine.
Una volta, ad un ragazzo che muoveva la rena gli scivolò la pala di mano che andò a sbattere proprio sulla fronte di Luciano, al quale si aprì una bella ferita proprio sopra l’occhio sinistro.
Lascio immaginare la paura di tutti alla vista del sangue! Chi scappò di qua chi di la. In due lo accompagnammo a casa, inventando una storia (Luciano era ben d’accordo) che diceva del gioco delle ‘Guardie e ladri’, delle fughe dei ladri e dell’inciampo in un sasso sporgente. La storia fu bevuta è tutto finì bene per tutti.
Un bel giorno – la casa era finita da poco tempo -, al piano terreno si stabilì una famiglia che a noi pareva strana : c’era anche un ragazzo e finalmente avremmo acquistato un nuovo compagno di giochi. La famiglia veniva da Tunisi, il padre pareva italiano :comunque parlava la nostra lingua.  II ragazzo, Ignazio, aveva come noi 7 o 8 anni e portava gli occhiali : nella combriccola era l’unico; suo padre aveva i capelli lisci, impomatati  e attaccatissimi alla testa (la Littizzetto li avrebbe detti ‘dipinti’) , vestito sempre elegantemente : in quella primavera indossava un soprabito leggero, i guanti ed un foulard di seta che gli svolazzava a causa dei suoi  passi frettolosi. La madre era una bella signora elegante : anche lei usciva sempre con guanti e cappellino; la nonna era sempre vestita  di nero con abiti che gli arrivavano ai piedi,  aveva coperta anche la testa  : gli si vedeva solo il viso (adesso so che indossava il chador); la figlia, di nome Barbara era di una bellezza straordinaria : somigliava alla madre, avrà avuto intorno ai 18/19 anni. 
Poi c’era lo zio di Ignazio, fratello della madre, che chiamavano ‘tato Jean’, o qualcosa di simile : anche lui sempre elegantemente vestito, aveva una magnifica e potentissima Alfa Romeo decapottabile rossa con le ruote a raggi. Di tanto in tanto ci caricava sopra in 7 o 8 , e con Ignazio in testa,  via per una volata alle Cascine.
Capitava a volte di incontrare questi due signori  al bar-drogheria all’angolo con via Bovio. Fumavano sigarette prese da eleganti astucci tenendo i guanti nella mano sinistra e chiedevano qualcosa da bere davanti al bancone di legno alto e lucido. Gli veniva servito un liquore che poi, quando veniva aggiunta l’acqua, diventava bianco come fosse latte.
Da qui la meraviglia. Perchè sembrava un trucco. Ma più che altro pareva  un sortilegio.
Sarà stato perchè venivano da Tunisi ?

Francoeffe

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