Quando dopo la guerra si ricominciò
a ricostruire in via Scialoia, alla fine degli anno ’40, fu impiantato un cantiere
anche all’angolo con via Manin. Quando chiudeva, poco dopo le 5 del pomeriggio,
restava in mano a noi ragazzi che, certamente assistiti dai rispettivi Angeli
Custode, la facevamo da padroni. Chi saliva sulle impalcature, chi impastava la
calce e chi scendeva nelle cantine per vedere quali piastrelle sarebbero state messe
nei bagni e cucine.
Una volta, ad un ragazzo che
muoveva la rena gli scivolò la pala di mano che andò a sbattere proprio sulla
fronte di Luciano, al quale si aprì una bella ferita proprio sopra l’occhio
sinistro.
Lascio immaginare la paura di
tutti alla vista del sangue! Chi scappò di qua chi di la. In due lo
accompagnammo a casa, inventando una storia (Luciano era ben d’accordo) che
diceva del gioco delle ‘Guardie e ladri’,
delle fughe dei ladri e dell’inciampo in un sasso sporgente. La storia fu
bevuta è tutto finì bene per tutti.
Un bel giorno – la casa era
finita da poco tempo -, al piano terreno si stabilì una famiglia che a noi
pareva strana : c’era anche un ragazzo e finalmente avremmo acquistato un nuovo
compagno di giochi. La famiglia veniva da Tunisi, il padre pareva italiano :comunque parlava la nostra lingua. II ragazzo, Ignazio,
aveva come noi 7 o 8 anni e portava gli occhiali : nella combriccola era
l’unico; suo padre aveva i capelli lisci, impomatati e attaccatissimi alla testa (la Littizzetto li
avrebbe detti ‘dipinti’) , vestito
sempre elegantemente : in quella primavera indossava un soprabito leggero,
i guanti ed un foulard di seta che gli svolazzava a causa dei suoi passi frettolosi. La
madre era una bella signora elegante
: anche lei usciva sempre con guanti e cappellino; la nonna era sempre vestita di nero con abiti che gli arrivavano ai piedi, aveva coperta anche la testa : gli si vedeva solo il viso (adesso so che
indossava il chador); la figlia, di
nome Barbara era di una bellezza straordinaria : somigliava alla madre, avrà
avuto intorno ai 18/19 anni.
Poi c’era lo zio di Ignazio, fratello
della madre, che chiamavano ‘tato Jean’, o qualcosa di simile : anche lui
sempre elegantemente vestito, aveva una magnifica e potentissima Alfa Romeo decapottabile rossa con le ruote a raggi. Di tanto in tanto ci caricava sopra in 7 o 8
, e con Ignazio in testa, via per una
volata alle Cascine.
Capitava a volte di incontrare
questi due signori al bar-drogheria
all’angolo con via Bovio. Fumavano sigarette prese da eleganti astucci tenendo i guanti nella mano sinistra e
chiedevano qualcosa da bere davanti al bancone di legno alto e lucido. Gli
veniva servito un liquore che poi, quando veniva aggiunta l’acqua, diventava
bianco come fosse latte.
Da qui la meraviglia. Perchè
sembrava un trucco. Ma più che altro pareva un sortilegio.
Sarà stato perchè venivano da
Tunisi ?
Francoeffe
Francoeffe
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