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Zia Marcella, primi anni 40. |
I blog, questo almeno, ospita anche contributi di altri. Inoltre chi l'ha detto che un blog, questo almeno, debba ospitare soltanto post distratti, ridanciani, o seriosi, comici ecc ...
Questo post rientrerà in quelli non solo seri, ma dolorosi. E' un post in memoria di una persona cara.
Ognuno di noi ha fra le sue parentele e conoscenze una o più persone che gli sono particolarmente care, o simpatiche, con le quali ha condiviso momenti allegri, drammatici oppure ha percorso insieme un tratto di vita. Questa era una zia.
Questa persona a me cara che é venuta a mancare oggi, era fra questo tipo di persone care: avevamo anche percorso un po' di vita insieme e non ci eravamo mai persi di vista, se non negli ultimi tempi a causa del suo forzoso trasferimento a Roma. Parlo della zia Marcella, sorella di mia mamma.
Ho avuto molte zie alle quali sono stato molto legato, alle quali ho voluto ricambiato,. molto bene, per una ragione o per l'altra. La zia Rina, perchè una sua figlia é cresciuta con me e Marco; la zia Albertina perchè é stata di casa nella nostra, consigliera e confidente della mamma, sempre pronta ad intervenire; la zia Anita, che mi aveva visto piccolo mentre con i miei ero sfollato ad Osteria Nuova durante il passaggio del fronte. Zia lo sarebbe diventato dopo quel periodo. Ma la zia Marcella, ...
Mi aveva visto nascere, lei diceva '.. ti ho tirato io fuori!'. Era quasi vero.Mi aveva cresciuto mentre mamma lavorava da sarta da uomo sulla sua Singer. Dai pannolini, al biberon, a lavarmi e vestirmi, al fiocco sul grembiulino per l'Asilo, a 5 anni. Era la sorella minore di mamma; abitavamo insieme a Firenze prima del nostro trasferimento ad Osteria Nuova di Bagno a Ripoli. Abitavamo insieme anche quando si sposò col 'bibi'. lo zio Roberto che venne a vivere nella nostra famiglia. All'epoca era quasi normale. Quando arrivò in famiglia suo padre, provetto imbianchino e decoratore, trasformò la vecchia casa, 5 stanze allineate e affacciate sui un lungo corridoio, in una 'quasi' reggia. 3 camere da letto, una cucina ed un vasto salotto, dove su due tavoli, pranzavamo e cenavamo. Il babbo dello zio 'bibi' rinfrescò tutta la casa a cominciare dalla camera da letto degli sposi: un trionfo di rose nella balza in alto e nei contorni a finestra e porta. Il salotto lo fece sembrare una sala di Fontanbleu! La zia Marcella fino a che non nacquero le sue figlie, continuò ad occuparsi di me e Marco, mio fratello. Al mattino mi pettinava i capelli ricci, prima di uscire per la scuola. Mi dovevo mettere le mani sulle orecchie per non farmele asportare sotto i suoi colpi di pettine. Le sere d'estate, quando gli zii andavano a ballare alla 'Villetta', mi portavano con loro. Vederli era uno spettacolo, affiatati come pochi si esibivano in tanghi appassionati e valzer indemoniati.
Quando avevo 14 anni andai a passare oltre 3 mesi da loro, a Castelnuovo val di Cecina. Mesi indimenticabili da dove tornai viziato come pochi altri. Gli zii come i nonni sanno viziare, e come!.Fino a che non andarono ad abitare a Barroccino, una borgata di Stagno (Li). Abitavano una casa vasta dove l'ospitalità era una norma. Cugini e nipoti ne approfittavamo ad ogni pié sospinto. Non passava un'estate che non ci ritrovavamo in una 20ina, accampati in ogni dove. Camerate per maschi e altre per femmine. I ragazzi in una cameretta con letti a castello. La zia ad una cert'ora del mattino vi si affacciava con il famoso ritornello: 'Svegliatevi ch' é l'ora, chicchi-ri-ri-cchi-cchì'.. Un giorno era il 15 agosto di molti anni fa, avevo fissato di passare il Ferragosto da loro. Verso le 10.30 trovai le finestre ancora chiuse oppure già chiuse? Salita la breve scala, incoraggiato dall'inquilino di sotto che ' ...non li ho ancora sentiti.', bussai. Venne proprio lei, la zia Marcella ad aprire. Aveva gli occhi come fessure e pieni di un sonno non ancora esaurito. 'Franco, cosa fai a quest'ora?' Era andata così: verso le 24 della sera prima a chi era in casa (una dozzina) gli venne fame. e non trovarono di megluio che scendere nel pollaio per tirare il collo a 1 o 2 pollastre.Fra chiapparle e pelarle, cuocere e condire la pasta vennero le 3. Il tempo di mangiare e bere e via a letto.
'Bibi, Petrizia, Vilma, Lido, Andrea, Emilio , ...., ...., c'é Franco con la Grazia, sono arrivati. Sveglia.'
Altre volte di passaggio; 'Dammi la maglietta, in una attimo la sciacquo e si asciuga, così viaggi meglio'.
Par fare una festa di fine anno insieme ci andavo per l'Epifania. Mai una volta che sia mancato un giocattolo per Neri.
Quella volta che con Grazia ci si mise a fare i tortellini. Ci venivano grossi come ravioloni. Arrivò la zia Marcella e in quatro e quarr'otto ce li arrotolò lei. Una meraviglia!
Una volta che andai a Barroccino, la trovai già ai fornelli. Pensai che mi volesse fare chissà quale pranzo. Alla domanda rispose che quel tegame era per Piera. una delle 2 consuocere che abitava vicino: gli aveva chiesto una mano per un pranzo impegnativo. C'era anche una teglia sul fuoco e chiesi cosa ci fosse dentro. 'Ci sono i polpetti da fare alla Luciana'. Domandai ' Ma per noi? Non ci sarà niente per la tavola?'. La vedo ridere ancora: 'I polpetti sono per noi, la 'Luciana' é il tipo di ricetta con cui li cucino!'.
Ultimamente abitava a Scandicci, dove ci andavo spesso a far loro visita. Lo zio non stava più bene e lei, accompagnandomi alla porta mi sussurrava: 'Torna a trovare lo zio, ti rammenta ogni giorno'. Uscivo commosso da quelle visite, per il rinnovato legame fra noi e per il pensiero che aveva per Roberto, il grande amore della sua vita..
Poi in questi momenti, ti viene di pensare a quante volte non l'hai vista o sentita. Al telefono sia io che altri nipoti, se rispondeva lei chiedevamo subito dello zio. Allora si incazzava: ma io che sono? Il culo?'
Ti vengono alla mente tutte le volte che potevi andare a farle visita e l' hai rimandata.
Ti viene di pensare a quante volte potevi dirle. ti voglio bene zia Marcella. Lei lo sapeva, ma perché non dirglielo?
Francoeffe