Formavano veramente un bel gruppo di amici in via
Scialoia : Bob e Carlino con le mogli : la Rita e la Nella; Roberto e Renato
con Silvana e Luisa e i miei zii, il Bibi e Marcella.
Ne avevano
anche altri di amici, sia alla ‘Villetta’ che alla Sezione PCI di via S.
Zanobi, in cima a quella ripida rampa di scale che la metà bastava.
Era bello
vederli insieme intorno ai tavolini della pista da ballo della ‘Villetta’ e di
tanto in tanto alzarsi e girare a tempo di musica intorno alla fontana con lo zampillo
basso. Gli zii non perdevano un tango che ballavano molto bene; il Bibi però
svettava quando lo faceva con la Vilma, la sorella, anche quando lo ballavano
suonato alla chitarra dal loro babbo, che era un mago.
La
passione per la musica era di tutti in quella casa : chi con la chitarra chi
con il mandolino, il violoncello e il contrabbasso, a orecchio ma con grande
perizia e sensibilità.
In quel gruppo avevano tutti più o meno la stessa età : dai 22 ai 26 anni, maschi e
femmine. Anche i loro figli erano nati negli stessi anni, dal ‘48 al ‘52.
Alcuni di loro erano vecchi amici di famiglia : Carlo detto Carlino e la moglie, la Nella, dei miei e degli zii; i loro genitori dei nonni; io e Marco della figlia. Insomma erano nostri amici. La sorella di Carlo era stata la mia madrina al battesimo.
Abitavano un appartamento fresco d'estate e caldo d'inverno : un seminterrato con tutte le finestre che affacciavano su un ampio cortile ad una quota -5 metri dal piano stradale, riparate sotto al terrazzo dell'appartamento soprastante. Al cortile si accedeva scendendo una lunga scala comoda dai tanti gradini, ma bassi. Anche l'orientamento era interessante : rivolto a nord aveva il sole dalla mattina alla sera, quindi luce e calore.
Il periodo peggiore era dunque l'estate, per la posizione descritta.
Ma l'ampio cortile, opportunamente bagnato al tramonto, assicurava il fresco nelle sere d'estate. Sembra strano, ma spesso si avvertiva anche una leggera brezza da Fiesole, tanto che, in quelle sere d'estate, il cortile si riempiva di amici e vicini che contribuivano alla serata con bevande e con altro, giusto per tirar tardi!
A dir la verità il venticello si sarebbe avvertito di più e meglio dalla strada, ma la compagnia degli amici e la simpatia di Carlo facevano la differenza.
Carlo, non appena si apriva il cancelletto che dava direttamente sulla strada, invitava il nuovo arrivato chiamandolo per nome a gran voce : "vieni Roberto"; "scendi Gina", ....
Gli amici che abitavano più vicino si portavano addirittura la sedia, pieghevole o rigida. Qualche moglie dei più intimi, per prendere il sole con la Nella al riparo di occhi indiscreti, lasciava in un cantuccio una poltrona a sdraio su cui grogiolarsi.
Veramente - la notizia si era saputa di straforo - la Nella di tanto in tanto si rammaricava con Carlo : '... non mi porti mai fuori...'; ' ... tutti vanno a prendere una fetta di cocomero alle Cascine o sui lungarni..'; ' ... noi stiamo sempre in casa...' e così via. Non era un rammarico isolato : pare che lo facesse spesso.
Noi eravamo abbastanza assidui, anche se i ragazzi ci dovevamo sorbire tutte le chiacchiere sui vicini, sui prezzi inavvicinabili, sulle ganze di quello e di quell'altro. Ma non c'era alternativa.
Quella sera Carlo non c'era : nel cortile c'erano già alcuni vicini seduti in circolo; c'era già stato un primo giro di vino : il fiasco finto, di quelli tutti di vetro con la paglia disegnata dalla fusione, qualcuno l'aveva portato nel pomeriggio, sistemato in un secchio e calato nel pozzo, nell'acqua fresca.
"Non so dove sia andato - rispose la Nella -, è uscito da 5 minuto, ma penso che starà poco fuori".
Mentre le chiacchiere si infittivano accalorandosi sui risultati delle votazioni di quell'anno, il cancelletto si aprì ed ecco Carlo che già scendeva la scala, col suo passo elastico. Posò la grossa borsa che gli pendeva da una mano sul tavolino dove c'erano i bicchieri, la bottiglia dell'acqua fresca del pozzo e il vino.
Quando fu aperta apparve un enorme mezzo cocomero tagliato trasversalmente. Già con l'acquolina in bocca si vide Carlo con il cocomero in mano andare alle spalle della Nella e con un gesto rapido spiaccicarglielo sulla testa, tentando di calcarglielo più giù girandolo qua e la come si fa quando si spreme un'arancia. "O un tu' vo' andare a prendere il cocomero alle cascine " "O un tu' dici sempre che tu voi i' cocomero fresco?" "O senti come l'è fresco questo !"
La scena comica, mise tutti nell' imbarazzo tanto che la serata fini li.
Uscimmo trattenendo a stento le risate che salivano prepotenti alla bocca.
Per quell'estate nessuno si affacciò più al cancelletto che dava direttamente sulla strada.
La Nella pianse tanto, ma non chiese più di uscire alla Cascine a prendere il cocomero, come fanno tutti !
Anzi, in quel tratto di via Scaloia, da via Bovio a via Manin, non si senti più parlare neppure di cocomero.
Francoeffe