Ascolto talvolta alla Radio,
nella trasmissione pomeridiana ‘Fahrenait’, alcune poesie di autori
contemporanei. Spesso le leggono loro stessi.
Il
conduttore dice che ‘tal dei tali’
poeta, leggerà una sua poesia : dunque la lettura che ne consegue deve
essere poesia. Spesso sento parole una accanto all’altra, magari anche belle,
alle quali non riesco a dare un senso.
Per
me sono e restano parole in fila, una dietro l’altra. Ma il conduttore ha detto che si leggerà una poesia, parole in fila o no, sarà pur poesia!!
Bene,
da ‘San Martino’ sono arrivato, 50 anni dopo, alle poesie di Elvio che mi hanno
fatto scoprire la poesia. La lettura di alcune
di Moravia, di Pavese, di Luzi, dei poeti russi del '900, salvo alcuni casi, non mi avevano alla fine entusiasmato.
Ma come ho detto sopra,…..
Propongo un’altra poesia di Elvio Natali : ‘Città
vecchia’ , dove il poeta canta la nostalgia del suo vecchio borgo, quello dei vecchi amici con i quali chissà
quali esperienze e sogni ha condiviso : ‘…il respiro antico degli amici
perduti..’, ma non dimenticati; del
tempo che non ritorna più : ‘… quando il sole era giovane addosso e tutt’estate
le nostre stagioni’.
Ma
il ricordo rimane : ‘Ci resta solo l’eco ...’.
Città vecchia
Molce la foglia tenera sul ramo
Il refolo d’aprile. Tu allora
percorri queste strade, rasenti
le screpolate porte alle pareti.
Ascolta sulle soglie il respiro
antico degli amici perduti,
saldi custodi delle tue memorie.
La voce dei colloqui non più
uditi,
le dispute, gli scontri,
l’effusioni
degli anni che il tempo ha
trafugato,
quando il sole era giovane
addosso
e tutt’estate le nostre stagioni.
Ci resta solo l’eco ma tenace
come gelo di neve sulle cime.
da : 'In tempra tesa', Polistampa, Frenze - 1998
a cura di Francoeffe