Attualità e Cultura, Ironie e Fantasie, Arti e Scienze, Musica e Spettacoli, Incontri e ...



sabato 30 marzo 2013

CITTA' VECCHIA

Non leggo molta poesia, ma  suppongo  di poterla  riconoscere. La mia esperienza, prima di leggere Elvio Natali, era ferma a ‘San Martino’ e  ‘Pianto antico’.
Ascolto talvolta alla Radio, nella trasmissione pomeridiana ‘Fahrenait’, alcune poesie di autori contemporanei. Spesso le leggono loro stessi.
Il conduttore dice che ‘tal dei tali’  poeta, leggerà una sua poesia : dunque la lettura che ne consegue deve essere poesia. Spesso sento parole una accanto all’altra, magari anche belle, alle quali non riesco a dare un senso.
Per me sono e restano parole in fila, una dietro l’altra. Ma  il conduttore ha detto che si leggerà una poesia, parole in fila o no, sarà pur poesia!!
Bene, da ‘San Martino’ sono arrivato, 50 anni dopo, alle poesie di Elvio che mi hanno fatto scoprire la poesia. La lettura di alcune  di Moravia, di Pavese, di Luzi, dei poeti russi del '900, salvo alcuni casi, non mi avevano alla fine entusiasmato. Ma come ho detto sopra,….. 
Propongo un’altra poesia di Elvio Natali : ‘Città vecchia’ , dove il poeta canta la nostalgia del suo vecchio  borgo, quello dei vecchi amici con i quali chissà quali esperienze e sogni ha condiviso : ‘…il respiro antico degli amici perduti..’, ma non dimenticati;  del tempo che non ritorna più : ‘… quando il sole era giovane addosso e tutt’estate le nostre stagioni’. 
Ma il ricordo rimane : ‘Ci resta solo l’eco ...’.

Città vecchia

Molce la foglia tenera sul ramo
Il refolo d’aprile. Tu allora
percorri queste strade, rasenti
le screpolate porte alle pareti.
Ascolta sulle soglie il respiro
antico degli amici perduti,
saldi custodi delle tue memorie.
La voce dei colloqui non più uditi,
le dispute, gli scontri, l’effusioni
degli anni che il tempo ha trafugato,
quando il sole era giovane addosso
e tutt’estate le nostre stagioni.
Ci resta solo l’eco ma tenace
come gelo di neve sulle cime.


da : 'In tempra tesa', Polistampa, Frenze - 1998

a cura di Francoeffe

I pittori liguri. 2° post

Il secondo dei pittori liguri che presento - ambedue hanno esposto al 'Pascò' - è Luciano Laschi, già primario ortopedico un un Ospedale ligure.


Come evocazioni medianiche,
come simboli di una ricerca
in altra dimensione,
i suoi quadri
trasmettono inquietanti sensazioni
di perdita, nella latenza di un riferimento
certo
a conclamate espressioni di colore
che qui
è sfumatura e sovraesposizione
o conculcato e distorto
desiderio di sapere
cosa vi è oltre.




La Luna - acrilico 20 x 30 - 1993


a cura di Francoeffe





Due pittori dalla Liguria. 1° post

Una collettiva con due pittori provenienti dalla liguria.
Due stili e creatività diversi; due linguaggi affini per vivere e interpretare l' Arte  perchè carichi di poesia.
Questo è il post dedicato a  Bruno Cassaglia.



Soave
e smisurata fantasia
che non perde mai però
il suo confronto al reale,
distorcendo e ampliando
in tocchi sublimi
quanto di più contraddittorio
e inesplicato
la natura umana
ha creato
e l'uomo nel tempo
ha sacralizzato.



Il Paradiso - tecnica mista - 30 x 40



a cura di Francoeffe
                        

La Ciaccona (Chaconne)


Avete letto bene il titolo : senz’altro e senza ombra di dubbio vi è scritto ‘La Ciaccona’. Non la ‘ciacciona’ nel senso, credo solo fiorentino, di indicare chi ficca il naso in cose e affari non suoi ; neppure ‘ciaccola’, nel senso di chiacchiericcio raccolto chissà dove e da chi.
Ciaccona, è scritto Ciaccona!
Dunque Ciaccona. Ma ho scritto  la Ciaccona, con ciò intendendo che ce ne sia una sola di Ciaccone. In realtà ce ne sono e anche parecchie : ‘Ciaccona’ è un movimento di danza, un ballo insomma, che si praticava nel XVII° secolo, in tutta Europa, particolarmente in quella parte che, con una definizione moderna,  oggi si conosce come Germania.
Dunque : Ciaccona e Danza.
Per le necessità delle Corti le musiche venivano scritte dai Konzertmeinster, cioè da quei musicisti di un qualche rilievo che, al soldo del Signore,  erano incaricati di provvedere alle musiche che in ogni occasione occorrevano a Corte. Servizi religiosi, ricevimenti e feste; fidanzamenti e matrimoni; ricorrenze liete e non liete, cerimonie di ogni tipo e così via. Fra le danze più richieste ed eseguite perché in voga, c’era la Giga, la Corrente, l’Allemanda e, per l’appunto, la Ciaccona. Solo più avanti si affermò il Minuetto. Basterebbe vedere di quali parti (movimenti) sono formate le Suite e  le Partite di J.S.Bach per rendersene conto.
Ad es.: la Partita n° 2 in Re minore, BWV 1004 per violino solo, è formata da: Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga, Ciaccona. La Ciaccona. Si, perché quando si dice ‘La Ciaccona’ si intende questa della Partita n° 2. Non è necessario neppure aggiungere in Re minore e per violino solo : questa è ‘La Ciaccona’! Non è l’unica, ma la più intrigante e famosa. Sembra una scommessa eseguirla.
Negli anni l’ho potuta ascoltare dal vivo da tre grandissimi esecutori su tre strumenti diversi : da Arthur Rubinstein al piano e da Andres Segovia alla chitarra al Teatro della Pergola; da Nathan Milstein, violinista,  al Teatro Comunale. Si abbassano le luci, gli spettatori finiscono di accomodarsi nelle poltrone, mentre il violinista, con l’archetto abbassato e il violino in mano, aspetta il silenzio assoluto mentre si concentra ancora un attimo. Ottenuto il silenzio, imbraccia il violino, alza l’archetto e ‘cede’ il primo accordo al pubblico che trattiene il respiro preso com'è dall’emozione delle prime note, che cresce con lo svilupparsi della trama, complessa e magicamente affascinante. Chi la conosce la segue godendola mentalmente; chi l’ascolta per la prima volta resta  stregato e sorpreso da tanta complessità, come capitò al sottoscritto ascoltandola alla radio da Arturo Benedetti Michelangeli nella trascrizione per pianoforte di F. Busoni. Adesso ho la fortuna di possederne diverse incisioni, dal vivo e da studio : da Segovia, da Rubinstein, da A.B. Michelangeli, da N. Milstein, da  S. Piovesan in una preziosa incisione eseguita con il Guarnieri del Gesù di Genova. Il suggerimento mi pare ovvio : ascoltarla con l’orecchio del cuore, cercando di carpirne il messaggio segreto, lasciandosi rapire da questa musica magnifica.

Francoeffe

domenica 24 marzo 2013

Collettiva di Medici Pittori. 2° post

In questo post presento un lavoro di un altro dei Medici Pittori che presero parte alla collettiva a loro dedicata.
Roberto Della Lena, ematologo.
Questo è uno dei suoi coloratissimi lavoro presentati.




Civiltà
che ci opprime,
caos esistenziale
domande senza risposta
risposte a domande note
nelle relazioni umane
così variabili
così deludenti.
Sforzo di comprensione
ora gioioso
ora pensoso
senza prendere le distanze.




San Miniato al Monte


a Cura di Francoeffe

Gregoriano


E’ bastato leggere il luogo per attirare la mia attenzione sul manifesto : Basilica di San Miniato al Monte. Con tutto il rispetto, avessi letto Chiesa dell’Isolotto oppure di S. Jacopino, forse non sarei ritornato indietro a leggere il messaggio contenuto : “Concerti di Canto Gregoriano” .
Dunque a uno di questi Concerti, anzi a quello di questa sera, non avendo altri impegni, avrei potuto partecipare. Rientrare a casa e dare il via ai preparativi è stato un tutt’uno.
E’ capitato anche che il parcheggio l’abbia trovato a due passi dalla Basilica, proprio in quella strada che una volta, con gli amici catalani chiamammo ‘canuttificio’. I miei amici, brindando dicevano :’ salut y forza al canut’, indicando la zona del corpo cui si riferisce il brindisi.   La sera che con questi amici in visita a Firenze passammo da quella stradina al buio per ammirare il panorama dalla scalinata della Basilica (chi non l’ha mai visto ci vada : potrebbe essere a pagamento più avanti!), nelle auto ai bordi di questa stradina c’era un gran daffare , tanto da far immaginare un certo lavorìo dei tanti ‘canut’. Da cui ‘canuttificio’.
Dunque il Concerto : una Messa da Requiem in memoria di un benedettino, grande  studioso della materia, vissuto a San Miniato.
Il Coro :’Viri galilei’, famoso Coro fiorentino che opera da molti anni, con voci maschili e femminili straordinarie per caratura, intonazione, disciplina, integrazione fra loro. Il modo di cantare il Gregoriano è calmo, pare anche riflessivo, con frasi lunghe che par non finiscano mai, per cui ai coristi non può mancare  il fiato. Al termine mi sono molto complimentato con uno dei solisti, un baritono . Ma và?!? Man mano che il Concerto andava avanti mi tornavano alla memoria episodi di quando ero ragazzo, quando andavo ai Vespri per cantare insieme a don Renzo, accanto a lui che suonava l'Harmonium. Ed era gregoriano.
Mi sovveniva che durante le funzioni intorno al feretro, c’era Piero Somigli che sorreggendo il Piviale del sacerdote, cantavano insieme – Piero  con la sua bella voce da basso sonora e chiara - : ‘…quando-o cie-e-li …., oppure .’ in Paradiso’.
Quanti ricordi ed emozioni in un Concerto, specie se eseguito in tale ‘location’, dove i molti turisti avevano si orecchi per la musica, ma gli occhi girovagavano dalle pareti alla cripta, al pavimento, al pulpito.
Fuori, all’uscita, dalla gradinata lo spettacolo della città già nella penombra con all’ orizzonte il rosso-violaceo del dopo tramonto. Un trionfo di luci e colori illuminavano quello della Civiltà!

Francoeffe

Il Monumento agli Artiglieri


Alla fine riuscimmo a farlo quel Monumento. Era stato un percorso ad ostacoli : la burocrazia imbriglia le iniziative, da quelle operosamente produttive a quello – come questa cui mi riferisco – benefiche con scopi filantropic, commemorativi e colturali.
Con la pazienza dei famosi ‘certosini’ riuscimmo a selezionare un’impresa edile, il cui titolare Fatos mise a disposizione per 5 giorni 2 dei suoi operai per una somma irrisoria. I residui bellici furono procurati tramite un amico del nostro Nicola, che ce li  concesse gratis, franco suo magazzino nel parmense. Al poderoso rinforzo metallico, che funge da armatura per il cemento e supporto per i residui bellici, provvide l’amico Giacinto che, con la sua maestria e poche saldature dette stabilità e consistenza al tutto. Al modello in creta per/con cui fondere lo stemma provvide, con spirito di grande amicizia e disponibilità, l’amico Alan, uno scultore da molti anni adottato da Firenze. Le targhe commemorative? Fu selezionata una Ditta nei dintorni di Badia a Ripoli che, al suo basso prezzo, tolse ancora il 30% in cambio di pubblicità direttamente disposta sul Monumento : lo stesso è stato per la Ditta Edile.
La costruzione ebbe luogo sotto l’attenta sorveglianza dell’Architetto Nausikaa, una amica, che aveva provveduto al progetto, originale e imponente; funzionale ed elegante, come dimostra la pioggia di vetri multicolori disposta intorno alla base. Il Funzionario addetto ai Cimiteri del Comune di Firenze da parte sua – dimostrando grande sensibilità, ma certamente anche in sintonia con quanto si stava realizzando -   ci fece trovare le aiuole circostanti allestite con piante multicolori, bene in tono con l’insieme.
In una magnifica giornata di sole e con la temperatura ideale si è svolta, il 20 Novembre 2009 nel Cimitero di Trespiano a Firenze, la Cerimonia di inaugurazione del Monumento agli Artiglieri.
Dopo oltre due anni di intenso lavoro preparatorio e aver superato diverse difficoltà anche economiche – allora non completamente risolte – l’impresa come detto è andata in porto grazie  al  lavoro corale della Sezione di Firenze  e all’impegno personale del  Delegato Regionale, 1° Cap. Paolo Allegretti.

La cerimonia è stata onorata dalla presenza di molte Autorità :  il Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, on. Riccardo Nencini, il dott. Stefano Marmugi, Presidente del Quartiere 1 in rappresentanza del Sindaco di Firenze, dal nostro Presidente Nazionale dell’A.N.Art.I. Gen . Vittorio Olivieri, dal Gen. d. Marco Cappellini del  C.M.E. Toscana, dal Gen. b.  Antonio Ricciardi, Comandante la Scuola Marescialli e Brigadieri C.C. di Firenze solo per citarne alcune. 
Madrine della cerimonia sono state l’avv. Federica Ciardelli presidente della ONLUS intitolata al fratello Nicola,  Magg. a. par. del 185 ° Rgt. R.A.O. della Brigata ”Folgore“, caduto nel secondo attentato di Nassiriyah  del 2006 ed  il C.le  Irene Margheri del 121° Gruppo Artiglieria Contraerea ’Ravenna’, grazie alla disponibilità del suo comandante. La Madrina ha deposto in un vano del Monumento una pergamena a ricordo dei collaboratori che hanno operato ad ogni livello.
Non poteva mancare  la progettista del monumento l’ Arch. Nausikaa M. Rahmati, assai commossa per il gradimento riscosso dal suo lavoro.
Hanno presenziato alla Cerimonia tredici Labari delle Sezioni A.N.Art.I. della Toscana, con i  rispettivi Presidenti,  segno della commossa partecipazione artiglieresca toscana.


Francoeffe
        

Al Maestro Nino De Vita, Poeta.

In occasione della 'Giornata Internazionale della Poesia'

da :  "Cutusìu''  Ed. Mesogea, 2001, pagg, 186-7
Sarà stato che alla fine di una giornata dietro il banco, al termine del tuo turno, sei stanco e desideri solo fare, parlare  e ascoltare altro; sarà stato che non avendo a quell'ora - le 2 di notte -trovato traffico lungo il percorso per rientrare a casa, il viaggio alla fine era stato piacevole; oppure era che in quella fresca notte di fine maggio, con i suoi profumi, i grilli a frinire e le prime lucciole, ascoltare quella bella voce dell' attore che recitava una poesia (di questo si trattava : una poesia) in quella lingua - che solo dopo un po' ho riconosciuto come uno dei dialetti siciliani - (le cui parole non comprendevo) mi risultarono da subito affascinanti; sarà stato quel che sarà stato ma quelle parole, anzi quella poesia mi stregò, quando al termine della recita nel dialetto il critico del Poeta la recitò in italiano. Passarono solo poche ore da quando l'indomani mattina ebbi ricevuti  da lui  i riferimenti di Nino De Vita : la sera stessa ci parlammo. 
Seppi da lui stesso che ogni tanto passava da Firenze, dove prima o poi spero ci incontreremo.


Francoeffe

mercoledì 20 marzo 2013

La testa del prete


C'è chi giura che sia la testa del prete
Dalla città, in particolare sulle direttrici del cardo e del decumano, le strade si perdono verso i borghi fuor dalle mura e, in genere, passano anche accanto ai luoghi dove sono eretti i capestri. Verso Est, il cardo conduceva a quello maggiormente frequentato : quello fuor dalla Porta S. Croce. 
Lungo la strada c’era sempre molta gente che imprecava contro i condannati, riconoscendoli come i propri giudici,  colpevoli e quindi meritevoli delle pene loro inflitte. Per contro c’era anche chi li confortava, ad esempio con acqua o chiedendo loro segni di rammarico. O chi li invitava a pentirsi delle proprie colpe, per un estremo tentativo di salvarsi almeno l’anima di fronte a Dio.
Esiste ancora oggi, quasi alla fine di Borgo la Croce sul lato destro, un tabernacolo per chi si voleva pentire prima di salire sul capestro o rogo che fosse.
Nel 1327, un tal Cecco d’Ascoli scrittore e astrologo, accusato di stregoneria e negromanzia, veniva condotto al rogo. La strada, il cardo in direzione  nord, costeggiava la chiesa di S. Maria Maggiore.Un prete di questa antica chiesa, anziché confortarlo e sostenerlo con opere e discorsi caritatevoli magari assolutori, da un finestrino del campanile -poi scapitozzato-,  avvertì i ‘famigli’(1) del ‘Bargello’(2) di impedire che lungo il percorso, al condannato, gli venisse data acqua da bere, perché Cecco, avendo fatto un patto col diavolo, con l’acqua si sarebbe salvato dal fuoco. “Non fatelo bere altrimenti non morrà mai!” gridò ai famigli. E il condannato pronto : “ Tu prete, il capo di li non toglierai mai!”. Forse che il  prete per l’impressione non fu capace di ritirarla dal finestrino?
Quella testa bianca , se del prete o di Cecco, è sempre li che aspetta, un po’ beffarda  ma anche stupita, che si confermi la sua leggenda.

  1) famigli : coloro che erano al servizio e/o collaboravano con il
 2) Bargello : Comandante delle Guardie del Comune con poteri di polizia 

lunedì 18 marzo 2013

Una collettiva di Medici Pittori. 1° post

Una volta fu messa in programma una mostra collettiva con la partecipazione di alcuni medici pittori di cui erano la maggior parte degli espositori.
In questo post ne presento due ambedue provenienti dalle file dell'Ospedale Meyer, il pediatrico fiorentino per eccellenza : Pietro Cocchi e Roberto Cremoncini.
Nella cartolina-invito ci sono altri nomi di pittori i cui lavori saranno presentati più avanti.


P, Cocchi : Paesaggio in Toscana - olio 30 x 40








R. Cremoncini : Simmetrie e cubature - litografia

a cura di Francoeffe

domenica 17 marzo 2013

Inventario della casa di campagna

Dalla copertina del libro


Questa è la terra dove ci par che
anche le cose abbiano acquistato per lunga civiltà
il dono della semplicità e della misura :
i composti panorami che senza sbalzi di
dirupi e asperità di rocce riescono
di collina in collina a non ripetersi mai,
i boschi in cui la cortina delle fronde
non è mai così folta da nascondere
la nervosa agilità dei fusti;
i fiori di campo, un po’ gracili e asciutti,
la grazia provinciale e dimessa di queste farfalle.
Anche la natura par che qui si sorvegli
per sdegno di ogni veemenza…


da : “Inventario della casa di campagna
Vallecchi Editore, Firenze 1989

                              a cura di Francoeffe



giovedì 14 marzo 2013

FROZEN by GP. Gori fotografo. n° 4


Cose di quest'inverno :  nei dintorni di Vallombrosa dopo una nevicata.

Frozen n° 1

Frozen n° 2
Frozen n° 3




a cura di Francoeffe

In due sulla bicicletta

  '…e voi donne, finestre chiuse e zitte!!”. Furono le ultime parole che il nonno pronunciò uscendo di casa quella notte. Il tono non ammetteva replica ne disobbedienza. Era già passata la mezzanotte ed nonno, già ben gonfio dalle sere e settimane precedenti, era uscito dai gangheri. “…stasera la si farà finita. Questa storia non può andare avanti”.
Il babbo non era ancora rientrato : forse gli poteva far cambiare idea. Quella scelta poteva dimostrarsi traumatica e, sopratutto, definitiva.
La questione stava così . Lo zio, quando libero dal servizio (lavorava di notte come controllore dell’illuminazione  pubblica), andava a trovare i colleghi che non incontrava in ragione dei turni diversi. Ci andava sempre con un fiasco di vino. Altri ce n’ erano nella sede e… I colleghi, ben più maggiori di lui, lo tenevano come un nipote e non gli facevano mai mancare il bicchiere. Un po’ gli piaceva di suo, un po’ glielo facevano trovare e….. finiva che spesso rientrava, come dire, …allegro, ecco. Ma rientrava tardi, lasciando in apprensione la zia, che la trasmetteva alle altre donne di casa : mia mamma e la nonna. A nulla valsero le preghiere delle donne di casa. A loro dispiaceva sopratutto perché si sarebbe risaputo facilmente dal momento che molti dei vicini erano con le seggiole sul marciapiede a veglia e a prendere il fresco. Sai le dicerie e chiacchiere dall’indomani. Non ci fu niente da fare : il nonno uscì di casa, pronunciando quelle decise parole : “…e voi donne ….!!”.
La zia si rinchiuse in camera a piangere. Naturalmente le altre donne  se ne guardarono bene dal non occhiolare da sotto le persiane. Discretamente per non parere verso i vicini. Si misero di vedetta da subito, una per persiana. “Vedi nulla tee?”. “ Ancora no, ma speriamo bene”. Passa una mezz’ora. Ne passa una. Intanto la gente era rientrata in casa dal fresco e dalla veglia, ma le persiane delle loro finestre oscillavano esattamente come le nostre! “Braconi, ecco cosa sono. Braconi”. Intanto il babbo era rientrato e restò con tutti ad aspettare ed assistere all’esito.
Verso le 2 si vide in fondo alla strada, dalla parte di Piazza Beccaria, un lumino che avanzava a zig-zag, mentre debolmente, ma chiarissimamente, si sentiva un canto : “…avanti popolo, alla riscossa….”.
Il lumino zig-zagante avanzava e la luce del lampione proprio davanti alla nostra casa, ci permise di vedere cos’era e, soprattutto chi c’era!
Il nonno seduto sul manubrio con le gambe penzoloni; lo zio sul sellino a pedalare. “..avanti popolo…!!
La mattina seguente, per la cortesia dell'ottima signora Biagiolini, partirono due telefonate per giustificare altrettante assenze dal lavoro : una alla Società Valdarno, l’altra alla Ditta Ferrero, bilance e bascule. 

martedì 12 marzo 2013

Esperienze venatorie


Anche se non 'quel 'Sassello, è bello lo stesso
Sarebbe stato il sogno dello  zio Mario che non aveva figli, se a uno di noi due, a me o a Marco, fosse cresciuta la passione per la caccia. Macchè! Il sogno restò … sogno.
C’erano a disposizione 3 fucili : un calibro 12, uno di calibro 20 e il gioiellino da capanno : a una canna calibro 24! Il più bello era sicuramente il 20 : a 2 canne con splendide incisioni sul calcio e la parte finale delle canne. Naturalmente oltre a tutta l’attrezzatura che serve : bilancine e misurini per polvere da sparo e piombini; borse e borsette per richiami e cartucce, oltre che a bellissime cartucciere e uccelli da richiamo in gabbia. A Marco non gli passò mai per la testa. Io invece accettai l’invito ad andare una mattina al ‘capanno’. Mattinata più fredda non era data!
Era ancora buio quando siamo usciti da casa. Con le gabbie sulle spalle e sul sedile posteriore della bellissima BSA sportiva dello zio siamo partito nel  freddo pungente dopo un po’ di latte e pane.
Mi pare che siamo andati dalle parti di San Cristofano in Perticaia, dove c’era il suo capanno.
Disposte le gabbie nei punti che parevano i migliori e chiusi nel capanno, si rimase  in assoluto silenzio per non spaventare gli uccelli che, si sperava si sarebbero posati sui rami delle piante, cedendo al richiamo degli ingabbiati che facevano da esca. Lo zio con l’occhio esperto, ma anche acuto, mi porgeva il fucile indicandomi dove e come a quei pochi che si posavano. Ma io non li vedevo neppure gli uccelli. Cosa e come potevo fare!!
Quella era una mattina sfortunata : sarà mica stata la mia presenza? Ero è vero un po’ dubbioso circa la possibilità di far ‘carniere’ con quelle gabbie cinguettanti, ma era pur vero che di arrosti in casa se ne facevano. Non tanti, ma si facevano e a me piacevano in modo particolare gli uccellini, quelli da prendere per le zampe e, dopo aver tolto il capino, un boccone e via!! Carne e ossicini, Tutto insieme! C’era , è vero, un certo gusto amarognolo : era il fiele che non si poteva togliere. Ma tutto non si può avere….
Quella della mattina al capanno è stata un’esperienza unica. Non si è mai più ripetuta.
L’altra esperienza me la porse un altro Mario : un amico d’infanzia. Andava a caccia col padre fin da piccolo e aveva oltre che la passione, una grande conoscenza della materia. Partimmo da casa  sua a piedi : per arrivare al suo capanno bastavano 5 minuti. Era li, proprio sotto  casa sua, vicino ma al sicuro.
Anche quella mattina non se ne videro molti. Per  la verità sarebbe stato meglio dire che se ne videro pochi. Anche questo Mario mi invitava a sparare, ma io ero un po’ reticente. “Guarda, guarda, su quel ramo, è grosso. Dai spara tu”.
Imbracciai il fucile, anche quello il classico ‘24’ da capanno. Presi la mira ma, stranamente, l’uccello pareva non stare fermo, Andavo leggermente in qua e la e la cosa colpì Mario che fortunatamente mi osservava. “Ma cosa fai? Non lo hai mirato?’ “Si, ma si muove in qua e in la!”.  Mario mi tolse il fucile e guardò fuori : “C…., ma quello è un uccello in gabbia che saltella. Se lo sparavi bisognava emigrare : è ‘il sassello’ di mio padre!!”.
Cosi’, con questi 2 approcci, si è conclusa la mia carriera venatoria.
Come il mio babbo : quando ci provò mise nel carniere 3 rondini!!

Francoeffe

Al Maestro Franco Bulletti





Vela su vela
trasparenza e introspezione
colori tenui sfumano
su sfondi grigi e fumosi.
Sottrazione costante del reale
e sua sostituzione
con l'immaginazione
e con le fantasticherie
di una dimensione ulteriore dello spirito.



L'antica frequentazione per motivi professionali pareva mettermi in imbarazzo, ma alla fine  riuscii a fargli la proposta di una sua mostra al 'Pascò'. Di tanto in tanto lo dovevo incontrare per discutere e abbozzare nuove confezioni, i cui modelli gli presentavo per l'approvazione o le modifiche.Alla fine, con anche i suoi collaboratori, ci fidavamo gli uni dell'altro. 
La proposta della mostra fu accettata volentieri e così avvenne. La mostra fu per me come un regalo : ho potuto godere di quei lavori per due settimane. L'accostamento a Leonardo e le continue citazioni dei volumi e linee dei monumenti essenziali della fiorentinità che si ritrovano nei sui lavori, appagano la vista e la mente : per esempio, a me danno la sensazione di sentirmi sempre come 'a casa'!
Fino dalla pubblicazione di " Per comunicare", Il Candelaio Edizioni -1974, fui colpito da quel modo di comunicare e fare Arte. Gli accostamenti cromatici a volte improbabili e le scale dei colori racchiusi in rettangoli e quadretti, erano capaci di suscitare insieme attenzione e curiosità. Ma soprattutto la necessità di continuare a vederne i successivi sviluppi. L'opera postata sotto è fra quelle che prediligo.


a cura di Francoeffe


lunedì 11 marzo 2013

Al Maestro Giancarlo Caligiani



Stagioni diluite
nel colore
che ci riconducono alla luce dell'infanzia
di un mondo che non ritroviamo più
nature morte
che ci trasportano a tavole di un ieri
che non è più l'oggi.
e quanti ricordi
splendono illuminati e opachi
irridendo il presente
che non è fiaba ne sogno.



Quella sera in Taverna, nel corso della cena periodica degli 'Amici del Pascò', mi chiese del perchè mancava un suo quadro appeso con gli altri alle pareti della 'quadreria'. In questa sala si conservavano i quadri che gli artisti lasciavano come segno del loro 'passaggio' sulle pareti del 'Pascò'. " Perchè non me lo ha lasciato!". Il tempo di arrivare a casa ed eccolo : è quello postato qui sotto.

Arno - pastello su tavola telata 60 x 40 - 2000

a cura di Francoeffe

Al Maestro Chris Figuè




Forza e impronta del colore
che imprime rutilante
voglia di vivere
e incontro e sposalizio
con la natura fastosa
e donne dalle forme prorompenti.
Armonie ludiche
e delicate
che lo sguardo accarezza
con appagata lentezza.




Della sua coloratissima collezione presentata nella mostra al 'Pascò' conservo questo pezzo 'Omaggio a Michelangelo'.
Non è rimasta una cartolina-invito, spero però che, leggendo questo post, l' Artista non me ne faccia recapitare uno.
Omaggio a Michelangelo
23 x 18  acrilico su tela
a cura di Francoeffe

Al Maestro Romano Salvatore



Donne che s'interrogano
e ci interrogano
oltre l'inquieto tratto della china
fino al turbamento
di reminiscenze oniriche.
Provocazioni erotiche
di donne frementi
di promesse non equivoche
che il pittore vive per noi
spettatori
impossibilitati a usufruirne.




Nato a Palermo nel 1957 dal 1982 a Firenze. Ha lo Studio a S. Piero a Ponti. Prima della prima mostra al 'Pascò' nel 1999,  aveva tenuto ben 9 personali con notevole soddisfazione anche della critica più qualificata.
Nel tempo si è rivelato anche un abile scrittore. Dei suoi lavori ne conservo due : 
'Il topo con gli occhiali' del 1999 e 'La ricerca del silenzio', del 2001. 
Non mi addentro in un goffo tentativo critico, ma la sua tecnica così punteggiata mi è parsa da subito un alto esercizio di abilità tecnica, non facilmente riscontrabile.
L'opera raffigurata nella cartolina-invito è fra quelle più complesse che lo hanno maggiormente impegnato : 'L'isola dei morti' - omaggio ad A. Bocklin. 

china  - 20 x 14

a cura di Francoeffe

Al Maestro Marina Sindic



Assonanze
nel pudore dello sguardo
di parole non dette ma desiderate,
volti che seducono
nel labirinto di passioni,
corpi che si sfiorano 
eroticamente,
senza che a noi, spettatori,
la storia sia nota.
Perdita,
lontananza,
illusione.



Nata nel 1960 a Nis, quando quel paese si chiamava Yugoslavia. Dal 1974 ha frequentato a Belgrado la Scuola superiore di design del tessuto e l'Università dove, in quel campo, ha conseguito la Laurea.
Agisce nel campo della moda ma soprattutto il suo talento si esprime nell'ambito del teatro e del cinema, come costumista e scenografa. Per qualche tempo lavora alla produzione di arazzi, riscoprendo e valorizzando l'antica tradizione bizantina.
Approda in Italia intorno al 1996 vivendo a Firenze. Nel 1997 il Comune di questa città ospita al Palagio di Parte Guelfa la sua prima mostra in Italia, con 32 lavori di grande formato. Al 'Pascò' ha esposto nel '99 presentando una serie di magnifici 'Labirinti'. E' dovuta rientrare in Patria a seguito delle vicende della guerra.
Spero che questo sia un mezzo per un nuovo contatto.

Labirinto - olio su tela 110 x 140
A cura di Francoeffe

Al Maestro John Malecsinsky



Vorrei copulare
volando
insieme alle tue modelle
carnali e incorporee
straripanti e leggere,
vorrei perdermi
con donne come loro
in voluttuosi abbracci,
in sogno.







Vedevo i suoi lavori alla rovescia, dallo specchio davanti alla poltrona nel negozio di Enzo, il barbiere da cui mi facevo tagliare i capelli e accomodare la barba. Ospitava i suoi nudi disegnati con tratto agile e leggero, come se non avesse mai avuto ripensamenti o fatto correzioni. Quei lavori ripresi da varie prospettive mi sollecitarono a voler conoscere l'artista e quando questo avvenne fu facile invitarlo ad esporli al 'Pascò'. 
Era un americano che aveva studiato le arti a Firenze, innamorandosi della città  e la sua gente.
Estremamente estroverso entrava presto in sintonia con gli interlocutori che gli aprivano cuore e mente, al di la ed oltre l'apprezzamento per il suo lavoro. Dopo qualche tempo prese parte anche ad una collettiva con alcuni medici pittori (con alcuni era entrato in rapporto da tempo),  per simpatia con i reciproci lavori e autori. Dopo un paio di anni, sollecitato da interessi familiari rientrò negli USA da cui si è fatto vivo con alcune cartoline spedite dal Nebraska.
Chissà se questo mezzo consentirà di riallacciare l'antico e simpatico rapporto!

Nudo -  china 30 x 40

A cura di Francoeffe


domenica 10 marzo 2013

Al Maestro Anna Sticco


Donne
all'insegna del potere,
che disprezzano l'uomo
non più dominante,
donne congiurate.
Donne prepotenti
presto impotenti come l'uomo,
donne vincenti
con uomini assenti.








All'inaugurazione della sua mostra nel 1997 intervennero molti suoi colleghi, oltre ad estimatori del suo talento e collezionisti delle sue opere.
Poi ci siamo perduti di vista : lei nella splendida campagna senese, io a 'far caffè' in via Galliano!
Il feeling immediato che si stabilì all'epoca, mi ha consentito di cercarla per parteciparle questa iniziativa a cui ha risposto con interesse. Mi ha fatto avere alcuni suoi lavori recenti. Da qualche anno si dedica a ritrarre Artisti : attori, cantanti, registi, ...  risquotendo un vivo successo. Particolarmente attratta dalla figura e dall'esperienza artistica di Maria Callas, ha prodotto molti lavori che la ritraggono come questo che ho selezionato.




A cura di Francoeffe

sabato 9 marzo 2013

TULAR SPULAR


Il Tular di Gavignano
Lo confesso, fin dalle elementari gli antichi romani mi stavano sulle scatole. Quando studiavo storia facevo sempre il tifo per chi gli si metteva di traverso: i Sanniti delle Forche Caudine, Annibale vittorioso a Canne, i Galli e i Britanni che si opponevano a Cesare invasore dei loro territori. 
Ma più di tutti mi piacevano gli Etruschi. Popolo misterioso e affascinante, con quel modo di scrivere “alla rovescia” non poteva che attrarre la curiosità di un ragazzino che curioso lo era di natura. Per di più erano, in un certo senso, i nostri antenati.
Crescendo, la passione mi è rimasta, pur con connotati diversi. La curiosità fine a sé stessa è diventata studio, pur senza altri fini che la mia personale cultura. La mostra fiorentina del 1985 fu per me una appagamento dei sensi, mi sentivo come un bambino in un negozio si caramelle.
Oggi che vivo a Fiesole, sia pure in periferia, mi sento ancor più “etrusco”. Sul lunato colle restano vestigia delle mura ciclopiche, le fondamenta di un tempio a tre celle, poi modificato e reso grandioso in puro stile romano, e molti reperti, raccolti e ordinati nel piccolo ma importante museo.
Bagno a Ripoli, dove sono nato, serba tracce meno evidenti di quei tempi lontani, probabilmente lo sfruttamento agricolo intensivo e prolungato nei secoli ne ha cancellato le tracce. Restano il ricordo di un insediamento dell’Età del Ferro sulla sommità del Poggio di Firenze, la brutta riproduzione di una iscrizione rupestre nota come il “Sasso Scritto” – il cui originale si trova al Museo Archeologico – e qualche reperto negli scavi di Bagno a Ripoli.
Per fortuna c’è anche qualcos’altro. Un cippo confinario (dimensioni m 0,77x0,60) rinvenuto nel 1974 nel borro di Calcinaia, presso Gavignano. Reca la scritta, in caratteri etruschi: «TULAR SPURAL AINPURATUM VIPSL AULE CURSNIS CIT.», il cui significato è «confine sacro della comunità di Fiesole, Aule Cursini pose» (A. Favilli, 2012).
Il cippo è di proprietà del Comune di Bagno a Ripoli. Dopo una prima sistemazione presso la biblioteca comunale e poi in un piccolo antiquarium, presto smantellato, non si è trovato di meglio che affidarlo “temporaneamente” al museo etrusco di Castellina in Chianti. Meglio così, almeno lì qualcuno lo vede.

Michele Turchi, marzo 2013.