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sabato 30 marzo 2013

CITTA' VECCHIA

Non leggo molta poesia, ma  suppongo  di poterla  riconoscere. La mia esperienza, prima di leggere Elvio Natali, era ferma a ‘San Martino’ e  ‘Pianto antico’.
Ascolto talvolta alla Radio, nella trasmissione pomeridiana ‘Fahrenait’, alcune poesie di autori contemporanei. Spesso le leggono loro stessi.
Il conduttore dice che ‘tal dei tali’  poeta, leggerà una sua poesia : dunque la lettura che ne consegue deve essere poesia. Spesso sento parole una accanto all’altra, magari anche belle, alle quali non riesco a dare un senso.
Per me sono e restano parole in fila, una dietro l’altra. Ma  il conduttore ha detto che si leggerà una poesia, parole in fila o no, sarà pur poesia!!
Bene, da ‘San Martino’ sono arrivato, 50 anni dopo, alle poesie di Elvio che mi hanno fatto scoprire la poesia. La lettura di alcune  di Moravia, di Pavese, di Luzi, dei poeti russi del '900, salvo alcuni casi, non mi avevano alla fine entusiasmato. Ma come ho detto sopra,….. 
Propongo un’altra poesia di Elvio Natali : ‘Città vecchia’ , dove il poeta canta la nostalgia del suo vecchio  borgo, quello dei vecchi amici con i quali chissà quali esperienze e sogni ha condiviso : ‘…il respiro antico degli amici perduti..’, ma non dimenticati;  del tempo che non ritorna più : ‘… quando il sole era giovane addosso e tutt’estate le nostre stagioni’. 
Ma il ricordo rimane : ‘Ci resta solo l’eco ...’.

Città vecchia

Molce la foglia tenera sul ramo
Il refolo d’aprile. Tu allora
percorri queste strade, rasenti
le screpolate porte alle pareti.
Ascolta sulle soglie il respiro
antico degli amici perduti,
saldi custodi delle tue memorie.
La voce dei colloqui non più uditi,
le dispute, gli scontri, l’effusioni
degli anni che il tempo ha trafugato,
quando il sole era giovane addosso
e tutt’estate le nostre stagioni.
Ci resta solo l’eco ma tenace
come gelo di neve sulle cime.


da : 'In tempra tesa', Polistampa, Frenze - 1998

a cura di Francoeffe

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