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Il Tular di Gavignano |
Lo confesso, fin
dalle elementari gli antichi romani mi stavano sulle scatole. Quando studiavo
storia facevo sempre il tifo per chi gli si metteva di traverso: i Sanniti
delle Forche Caudine, Annibale vittorioso a Canne, i Galli e i Britanni che si
opponevano a Cesare invasore dei loro territori.
Ma più di tutti mi piacevano
gli Etruschi. Popolo misterioso e affascinante, con quel modo di scrivere “alla
rovescia” non poteva che attrarre la curiosità di un ragazzino che curioso lo
era di natura. Per di più erano, in un certo senso, i nostri antenati.
Crescendo, la
passione mi è rimasta, pur con connotati diversi. La curiosità fine a sé stessa
è diventata studio, pur senza altri fini che la mia personale cultura. La
mostra fiorentina del 1985 fu per me una appagamento dei sensi, mi sentivo come
un bambino in un negozio si caramelle.
Oggi che vivo a
Fiesole, sia pure in periferia, mi sento ancor più “etrusco”. Sul lunato colle
restano vestigia delle mura ciclopiche, le fondamenta di un tempio a tre celle,
poi modificato e reso grandioso in puro stile romano, e molti reperti, raccolti
e ordinati nel piccolo ma importante museo.
Bagno a Ripoli, dove
sono nato, serba tracce meno evidenti di quei tempi lontani, probabilmente lo
sfruttamento agricolo intensivo e prolungato nei secoli ne ha cancellato le
tracce. Restano il ricordo di un insediamento dell’Età del Ferro sulla sommità
del Poggio di Firenze, la brutta riproduzione di una iscrizione rupestre nota
come il “Sasso Scritto” – il cui originale si trova al Museo Archeologico – e
qualche reperto negli scavi di Bagno a Ripoli.
Per fortuna c’è
anche qualcos’altro. Un cippo confinario (dimensioni m 0,77x0,60) rinvenuto nel
1974 nel borro di Calcinaia, presso Gavignano. Reca la scritta, in caratteri
etruschi: «TULAR SPURAL AINPURATUM VIPSL AULE CURSNIS CIT.», il cui significato
è «confine sacro della comunità di Fiesole, Aule Cursini pose» (A. Favilli,
2012).
Il cippo è di
proprietà del Comune di Bagno a Ripoli. Dopo una prima sistemazione presso la
biblioteca comunale e poi in un piccolo antiquarium, presto smantellato,
non si è trovato di meglio che affidarlo “temporaneamente” al museo etrusco di
Castellina in Chianti. Meglio così, almeno lì qualcuno lo vede.
Michele Turchi,
marzo 2013.
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