![]() |
Anche se non 'quel 'Sassello, è bello lo stesso |
C’erano a disposizione 3 fucili :
un calibro 12, uno di calibro 20 e il gioiellino da capanno : a una canna
calibro 24! Il più bello era sicuramente il 20 : a 2 canne con splendide
incisioni sul calcio e la parte finale delle canne. Naturalmente oltre a tutta
l’attrezzatura che serve : bilancine e misurini per polvere da sparo e
piombini; borse e borsette per richiami e cartucce, oltre che a bellissime
cartucciere e uccelli da richiamo in gabbia. A Marco non gli passò mai per la
testa. Io invece accettai l’invito ad andare una mattina al ‘capanno’.
Mattinata più fredda non era data!
Era ancora buio quando siamo
usciti da casa. Con le gabbie sulle spalle e sul sedile posteriore della
bellissima BSA sportiva dello zio siamo partito nel freddo pungente dopo un po’ di latte e pane.
Mi pare che siamo andati dalle
parti di San Cristofano in Perticaia, dove c’era il suo capanno.
Disposte le gabbie nei punti che
parevano i migliori e chiusi nel capanno, si rimase in assoluto silenzio per non spaventare gli
uccelli che, si sperava si sarebbero posati sui rami delle piante, cedendo al richiamo
degli ingabbiati che facevano da esca. Lo zio con l’occhio esperto, ma anche
acuto, mi porgeva il fucile indicandomi dove e come a quei pochi che si
posavano. Ma io non li vedevo neppure gli uccelli. Cosa e come potevo fare!!
Quella era una mattina sfortunata
: sarà mica stata la mia presenza? Ero è vero un po’ dubbioso circa la
possibilità di far ‘carniere’ con quelle gabbie cinguettanti, ma era pur vero
che di arrosti in casa se ne facevano. Non tanti, ma si facevano e a me
piacevano in modo particolare gli uccellini, quelli da prendere per le zampe e,
dopo aver tolto il capino, un boccone e via!! Carne e ossicini, Tutto insieme!
C’era , è vero, un certo gusto amarognolo : era il fiele che non si poteva
togliere. Ma tutto non si può avere….
Quella della mattina al capanno è
stata un’esperienza unica. Non si è mai più ripetuta.
L’altra esperienza me la porse un
altro Mario : un amico d’infanzia. Andava a caccia col padre fin da piccolo e
aveva oltre che la passione, una grande conoscenza della materia. Partimmo da
casa sua a piedi : per arrivare al suo capanno
bastavano 5 minuti. Era li, proprio sotto casa sua, vicino ma al sicuro.
Anche quella mattina non se ne
videro molti. Per la verità sarebbe stato
meglio dire che se ne videro pochi. Anche questo Mario mi invitava a sparare,
ma io ero un po’ reticente. “Guarda, guarda, su quel ramo, è grosso. Dai spara
tu”.
Imbracciai il fucile, anche
quello il classico ‘24’ da capanno. Presi la mira ma, stranamente, l’uccello
pareva non stare fermo, Andavo leggermente in qua e la e la cosa colpì Mario
che fortunatamente mi osservava. “Ma cosa fai? Non lo hai mirato?’ “Si, ma si
muove in qua e in la!”. Mario mi tolse
il fucile e guardò fuori : “C…., ma quello è un uccello in gabbia che saltella.
Se lo sparavi bisognava emigrare : è ‘il sassello’ di mio padre!!”.
Cosi’, con questi 2 approcci, si
è conclusa la mia carriera venatoria.
Come il mio babbo : quando ci
provò mise nel carniere 3 rondini!!
Francoeffe
Francoeffe
Nessun commento:
Posta un commento